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Troppo spesso soli

“Abbiamo dimenticato cosa sia guardarsi l’un l’altro, toccarsi, avere una vera vita di relazione, curarsi l’uno dell’altro. Non sorprende se stiamo morendo tutti di solitudine”.
(Leo Buscaglia)

Questo pensiero mi aiuta a riflettere su un aspetto contraddittorio della nostra società. Le nuove tecnologie ci danno una meravigliosa possibilità, quella di essere connessi con tutto il mondo 24 ore su 24, eppure abbiamo sempre più difficoltà a essere i protagonisti di relazioni personali e autentiche che non siano protette da un monitor. In altre parole siamo sempre più soli anche se attorniati da tante persone.

La solitudine può essere una condizione abbastanza comune specialmente nelle famiglie in cui sono presenti figli con disabilità, soprattutto mentale come l’autismo o le persone affette da cerebro lesioni, solo per considerarne alcune.

Le cause possono essere molteplici, ma oggi vorrei soffermarmi in particolare su due aspetti. Quando nasce un figlio, per un coppia, è meraviglioso, ma è altrettanto evidente che un bambino ti rivoluziona la vita. Le uscite con gli amici, nella maggior parte dei casi diventano un lontano ricordo. A maggior ragione, se il piccolo ha dei bisogni in più tutte le attenzioni sono naturalmente rivolte a lui. Capita in questi casi che i così detti amici, all’inizio cerchino di essere vicini, di fungere di supporto, ma poi si stacchino, perché il modo di vivere di una famiglia con un bambino disabile, è talmente diversa dalla loro che diventa difficile rapportarsi con essa. Attenzione ho detto diversa, non peggiore, voglio che questo sia chiaro. Probabilmente le persone che decidono di cambiare frequentazioni, non erano dei veri amici neanche prima, ma questa è un’altra storia… Sta di fatto che se si rimane isolati, poi è difficile integrarsi, magari dopo anni con gente nuova. La solitudine può essere una buona rocca forte, un muro di cinta che protegge dalla paura che la società non possa comprendere le necessità del proprio figlio fragile o dall’idea che tanto lui, con le sue difficoltà, non sarà in grado di realizzare nulla, perciò, per proteggerlo, non solo non gli viene data la possibilità almeno di tentare di rapportarsi con il mondo esterno, ma anche i genitori, si isolano insieme a lui. Quindi il risultato è che tutta la famiglia, bambino compreso, rischia di essere destinata a vivere un’esistenza infelice.

Io non ho il privilegio di avere dei figli, perciò, non mi sento all’altezza di dare dei consigli ma una cosa, da figlio, ci tengo a dirla e lo faccio davvero con il cuore.

Voi che avete il dono di essere genitori, non abbiate paura! Non temete di camminare insieme ai vostri figli a testa alta in questa società, che come è logico all’inizio è un po’ spaventata dalle situazioni che non conosce, ma una volta capito come rapportarsi è davvero capace di dare una mano concreta e di donare grande amicizia. Credo debba essere considerato proprio un compito delle famiglie con persone disabili: aiutare gli altri a superare le difficoltà nel rapportarsi con ragazzi che semplicemente hanno un modo diverso di esprimersi e di comportarsi rispetto alla maggioranza delle persone, ma questo non significa che sia sbagliato e non vada preso in considerazione.

Tengo a dire un’ultima cosa: genitori, siate sempre e comunque fieri dei vostri figli, specialmente se hanno delle difficoltà, perché ricordatevi che per una persona disabile riuscire a raggiungere un piccolo obiettivo quotidiano (magari irrilevante per tutti gli altri), è una conquista immensa. Ricordo anni fa un ragazzo autistico che dopo svariati tentativi è riuscito ad alzare la testa, guardare in faccia un suo compagno di classe e dirgli “Ciao, come stai?”. Mi è rimasto impresso il suo sorriso, la soddisfazione per avercela fatta, non solo, ricordo anche lo stupore e la gioia del suo amichetto, che quasi più felice di lui lo ha riempito di complimenti.

Ribadisco ancora: non abbiate paura di essere fieri dei vostri figli e di essere felici con loro.

Luca Dalla Palma

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