Il Metodo Esagramma
Metodo Esagramma: i primi passi verso una “nuova” Musicoterapia sono stati compiuti da Mons. Pier Angelo Sequeri e dalla Dott.ssa Licia Sbattella nel lontano 1974, ovvero in quegli stessi anni in cui le “altre” musicoterapie avevano già preso o stavano prendendo forma. E’ per questo che il nome di battesimo, in casa Esagramma, era “Musico Terapia Orchestrale”. Perché nasce da un sentimento analitico, cioè andare oltre, interpretare, un accadimento musicale o relazionale.
Ma la “Musico Terapia Orchestrale” dal 1984 ha iniziato a pretendere sempre più personalità. Quella metodologia, ha avuto la necessità di distanziarsi dalle altre sorelle. Pier Angelo Sequeri e Licia Sbattella: il denominatore comune era l’idea di condividere insieme a persone con difficoltà sul fronte intellettivo, dell’autismo, di diverse difficoltà relazionali, nell’età adulta, gli spazi sinfonici orchestrali, in percorsi che fossero accessibili a tutte le persone senza distinzioni di disabilità.
“La prima cosa che ci è stata chiara è che non si poteva e non ci si voleva rassegnare al fatto che qualcuno fosse considerato piccolo per sempre”.
E’ da qui che nasce il Metodo Esagramma.
L’evoluzione di un modo di fare
Da Musicoterapia Orchestrale (ovvero attività musicale con strumenti sinfonici e repertorio sinfonico) l’approccio si evolve in questi quarant’anni. Guardandolo con una “lente pedagogica” odierna, con lo sguardo e la consapevolezza che le scienze educative e musicali hanno maturato all’alba del 2020, qui ad Altravoce abbiamo scelto di dare più valore all’inclusione e all’integrazione, agli aspetti che viviamo quotidianamente con i nostri bambini, ragazzi e adulti con disabilità, piuttosto che all’etichetta “Musicoterapia”. Abbiamo scelto di chiamare il metodo come deve essere chiamato: “Metodo Esagramma”. Perché è in quel luogo che è nato.
Il dilemma della Musicoterapia
Operando sul nostro territorio, in Valle Camonica, da quando siamo nati come Centro, abbiamo scoperto che per le famiglie destinatarie dei percorsi, qui tutto era “Musicoterapia”: dal corso di musica improvvisato del vicino senza preparazione accademica, al percorso strutturato, finalizzato e pensato del collega più esperto in materia di Musicoterapia.
E allora abbiamo voluto distanziarci da quella parola tanto sacra quanto profana. Ne siamo stati costretti. Perchè è vero che, come ci suggeriva Shakespeare, il problema non sta nel nome (“Cosa c’è in un nome? Ciò che chiamiamo rosa anche con un altro nome conserva sempre il suo profumo”) ma è anche vero che non si può fare confusione se si vuole raggiungere un obiettivo tanto specifico quanto reale come quello della vera inclusione per le persone con disabilità mentale. E di certo non si può far confusione sul nome di un’attività (fare musica) o di una metodologia (“Musico Terapia Orchestrale” o “Metodo Esagramma”?).
“Musico Terapia Orchestrale” o “Metodo Esagramma”?
Per noi, questi due nomi, sono la stessa cosa perchè professionalmente parlando, siamo nati in quelle mura. Ma per il resto del mondo, per la cittadinanza, per le famiglie, quei due nomi sono due mondi con un significato completamente differente. E non lo diciamo noi esperti del metodo. Lo hanno detto, in tutti questi anni, tutte le famiglie che abbiamo incontrato nel nostro cammino (comprese le migliaia di famiglie i cui piccoletti hanno beneficiato dei percorsi orchestrali alle scuole d’infanzia).
Quindi, per perseguire la nostra Mission e la nostra Vision, ci siamo chiesti: come possiamo tutelare i “nostri ragazzi” fragili? Come possiamo tutelare il lavoro che facciamo verso di loro? Come possiamo rendere grazie (e riconoscere la paternità) di un metodo eccezionale come quello ideato da Sequeri e Sbattella?
Oggi vogliamo rendere merito al significato di tutto il lavoro fatto fino a qui. Lavoro non solo svolto dagli autori e ideatori della “Metodologia Esagramma” ma anche da tutti gli operatori, ricercatori ed esperti che hanno contribuito e contribuiscono alla sua evoluzione. “Metodo Esagramma” è il nome che gli appartiene e che non deve essere confuso con altri approcci pedagogici/musicali.
Ovviamente, nei decenni in cui la letteratura ufficiale è stata scritta, questo aspetto non poteva essere conosciuto agli autori della metodologia: lo sguardo che oggi l’intera comunità pedagogica/musicale possiede è nettamente differente dal passato e dal 2014 sta avvenendo un ulteriore passo in avanti dell’intera comunità (basti pensare a quanti insegnanti oggi riescano ad accedere al patrimonio delle ricerce sulla Teoria di Apprendimento Musicale (M.L.T.) di Gordon).
Dietro al lavoro della metodologia Esagramma, c’è un costante studio, un’instancabile ricerca, un’appassionante e incondizionata disponibilità di tutte le equipe che vogliono aderire a quegli standard qualitativi.
Noi facciamo Musica “con” e “per” persone con disablità mentale
E’ entusiasmante riconoscere l’apporto che il metodo Esagramma ha dato al patrimonio educativo musicale e ringraziamo quei musicisti, psicologi, educatori ed insegnanti che adottano la metodologia per trasmettere, per condividere, ancora una volta, tanta Musica intelligente con persone fragili. Poiché la Musica, fa parte della nostra stessa vita e, come possiamo immaginare, è di vitale importanza anche per una persona che non può parlare o che può muovere solo un dito.
Fabio Dalceri