Comunicare con chi ha una disabilità
“Chi sta vicino ad una persona con disabilità mentale può usare anche le parole, ma soprattutto deve imparare il linguaggio del corpo e il linguaggio del silenzio, per sentire vibrazioni e trasmettere emozioni. Si tratta di un’intesa che cresce nel tempo: l’accoglienza di ciò che l’altro emana con tutto sé stesso”. (Franco Antonello)
Tante persone con disabilità psichica non comunicano in modo usuale, ovvero in un modo differente da quello che una persona senza disabilità adotta. Spesso accade che la parola, il linguaggio parlato, con i tempi e i modi che solitamente siamo abituati ad usare, sia un mezzo un po’ complicato.
E allora come si fa?
Come possiamo riuscire a comunicare in modo autentico?
Ci vuole senza dubbio un altro tipo di approccio. L’ho capito una decina di anni fa, quando incontrai per la prima volta Vincenzo. Era il mio primo giorno di servizio civile volontario a Piamborno. Andai con il ragazzo che mi affiancò per le prime settimane a prendere i bambini a scuola per poi accompagnarli in oratorio dove da quel giorno trascorremmo insieme tutti pomeriggi.
Nello spostarmi ero autonomo grazie alla mia carrozzina elettrica. Ricordo che Vincenzo mi stupì immediatamente. Quando ci presentarono mi fece subito un gran sorriso e mi disse “Ciao”. Scoprii solo in un secondo momento che quella era una delle pochissime parole che riusciva a dire.
All’epoca aveva 8 anni ed era affetto dalla sindrome di Down. A Piamborno io e lui siamo famosi tutt’oggi, perché mandavamo in confusione le persone che ci vedevano: ogni giorno all’uscita di scuola lui si metteva dietro la carrozzina elettrica e ben saldo alle maniglie camminava dietro di me per tutto il tragitto fino all’oratorio, la gente che ci vedeva non poteva non sorridere, perché ovviamente, non riusciva a capire se fossi io ad accompagnare lui e se lui spingesse me, era davvero divertentissimo scrutare le tante facce stupite.
Non nascondo all’inizio la mia preoccupazione, mi sentivo inadeguato, “Se non parla come posso comunicare, o capire di cosa ha bisogno?” mi chiedevo.
Subito mi sono reso conto che il mio compito era soltanto quello di mettermi in ascolto e non solo con le orecchie. Vincenzo comunicava benissimo con me, lo faceva con grandi abbracci o con sonore pacche sulle spalle, per dirmi che era contento di vedermi e quando era d’accordo con le cose che gli proponevo; al contrario, abbassava la testa o si allontana quando qualcosa non gli andava a genio. Non potrò mai dimenticare i suoi sorrisi. Esprimevano una soddisfazione immensa quando dopo ore di tentativi riusciva a dire anche soltanto una parola nuova.
Ci sono dei segreti che aiutano a entrare in comunicazione con persone con disabilità mentale?
Vincenzo me ne ha insegnati tre:
- pazienza nel rispettare i tempi e le modalità, senza imporre il modo di comunicare. La nostra modalità di entrare in relazione, è giusta per noi, ma non è certamente l’unica o la più efficace.
- Farci guidare. Vincenzo non vedeva l’ora di farmi conoscere il suo mondo e le sue modalità di interazione, ma sarebbe stato possibile se non avessi accettato di stare in silenzio, in attesa, osservandolo con interesse, accettando che fosse lui a farmi comprendere come fare. Era un po’ come se fossimo di due nazionalità differenti, parlando due lingue completamente diverse fra loro.
- Continuare ad esserci: una volta capito come comunicare non ci si può più tirare indietro. Anche io per avere una relazione autentica con il mio piccolo amico non lesinavo abbracci e sorrisi.
Ho incontrato Vincenzo qualche mese fa. Non ci eravamo più visti da allora; io stavo parlando con una persona e mi sono visto arrivare questo ragazzone di corsa verso di me, subito mi ha abbracciato. Non è servito nient’altro. Ovviamente anche io ho ricambiato l’abbraccio. Che dire: è stato uno dei momenti più belli di questi ultimi mesi, sicuramente non lo dimenticherò.
La dimostrazione chiara è che nessuna forma di disabilità, mentale o fisica, è in grado di impedire la costruzione di legami forti e autentici, basta solo trovare la modalità giusta.