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Alex Zanardi, un inguaribile ottimista

Alex Zanardi non ha bisogno di presentazioni, ma la sua storia ti può essere sicuramente d’aiuto, anche se non sei stato vittima di un evento tragico come un incidente, un lutto o l’assenza di un tuo famigliare importante come un genitore.

“Con quali risorse possiamo ricostruire la nostra vita dopo eventi per noi tragici?”

Alcuni riescono a trovare un sostegno grazie ai servizi di scuola e sistema sanitario e, anche se c’è ancora tantissimo da fare in termini di inclusione delle persone fragili, qualche barlume ogni tanto possiamo ritrovarlo anche fuori dalla porta di casa.

L’esistenza dei servizi però non basta quando le disgrazie vengono a funestare la nostra storia. Serve invece incontrare persone sensibili e preparate, che hanno una visione e una vocazione che ci potranno essere utili per migliorare la nostra qualità di vita e quella delle persone a cui vogliamo bene.

Alex Zanardi: il campione di vita

E’ il caso di Alex Zanardi: da pilota, proiettato sui circuiti automobilistici mondiali, nel 2001, durante una gara, rimane vittima di un gravissimo incidente. Riesce a sopravvivere, ma paga un alto prezzo: amputazione di entrambe le gambe. I genitori, la moglie e il figlio sono le persone su cui lui può contare, quelle che lo possono sostenere.

C’è però un’ulteriore carta a favore della ripresa di Alex: sono il suo carattere e il suo atteggiamento verso la vita. A rappresentarceli bastano l’immagine della sua autobiografia, scritta con Claudio Costa dove, in copertina, Alex guarda il cielo vittorioso – e la qualifica che Luca Corsolini pone sulla copertina del libro con il quale racconta Zanardi come atleta paralimpico: Alex, un inguaribile ottimista.

Guardare il cielo

Guardare il cielo significa mantenere il contatto con il mondo, non rinchiudersi. Apprezzare la bellezza. Da questo nasce la forza per affrontare la sofferenza e il lungo cammino della riabilitazione. Questo consente di trovare il modo per dare valore alle abilità che rimangono.

Ti chiedo, hai mai guardato il cielo?

Dopo il grave incidente, al risveglio dopo gli otto giorni di coma, Alex confida: “L’importante è che non muoio più, adesso lasciatemi dormire che sono stanco”. Ci sono state difficoltà grandi durante il ricovero e la convalescenza, ma Alex ha sempre saputo sdrammatizzare.

L’incidente per me è stato solo un episodio della mia vita, un problema che andava affrontato traendo da questo anche la gioia e le soddisfazioni che le prove difficili, una volta superate, portano inevitabilmente con sé. […] Da allora ho fatto altre cose: sono tornato a sciare, ad andare in barca, a fare pesca subacquea, sono tornato a correre in macchina e quando la gente mi chiede se non ho paura di affrontare simili rischi, rispondo che la vita è fatta di rischi e che se vuoi vivere veramente devi accettare che qualcosa possa accadere”.

La famiglia, punto di riferimento

La famiglia, per Alex, è un punto di riferimento importantissimo, di grande serenità e gioia. Per lui, poter passare più tempo vicino a suo figlio, andarlo a prendere a scuola, vederlo crescere,  sono momenti carichi di affettività condivisa con la moglie. “La mia vittoria più grande è stata pensare che, a dispetto di quello che è successo, per mio figlio sono ancora lo stesso padre di un tempo”.

La famiglia è per te un punto di riferimento sulla quale contare?

Contro le avversità

Essere un inguaribile ottimista è antidoto allo sconforto. Significa cercare sempre una via per dare significato a ciò che si fa. Ce lo spiega Zanardi:

“Nelle avversità che l’imponderabile ogni tanto pone inspiegabilmente davanti a qualcuno, non c’è alternativa: se le persone aspettano che la tecnologia risolva i guai che il destino ha loro creato, vivono attaccate a false speranze […] Ma io ho visto uomini che il destino credeva di aver menomato e che invece correvano più veloci del vento. Altri che danzavano, che dipingevano e scolpivano, altri che con quanto era loro rimasto hanno continuato a salvare vite. Ho visto musicisti incantare con le loro melodie, scienziati sottrarre segreti alla natura. […] Tutti questi sono uomini nella vita hanno dovuto imparare a cambiare traiettoria”.

Hai imparato o perlomeno provato, a cambiare traiettoria nella tua vita?

Alex Zanardi conquista fama con le gare automobilistiche prima del fattaccio e dopo l’incidente del 2001, si rimette in gioco nelle gare paralimpiche allargando i confini della propria notorietà e contribuendo ad aumentare l’attenzione e il rispetto per il mondo paralimpico. Suo motto per le paralimpiadi è: “Quello che dobbiamo raccontare è che lo sport vale sempre la pena. L’importante è il tentativo: questa è la cosa più affascinante, questo è quello che conta. Provarci”.

Quello che conta è provarci

Ecco, questo è il pensiero che ci accomuna con Zanardi: l’importante è provarci!!! Sai cosa significa per un bambino con autismo poter suonare in un gruppo orchestra che possa accoglierlo e fargli scoprire le sue potenzialità? L’importante è provarci, giorno dopo giorno, anche nella musica disabili.

E tu, quante volte ci hai provato?

Su un binario parallelo

La vita va avanti anche se “salta su un binario parallelo”.

Alex alla sua tenacia aggiunge la generosità verso gli altri: “Faccio l’asino, come si dice da noi, ma cerco di aiutare sempre tutti. In questo ho preso da mio padre, il cui tratto distintivo era la gentilezza”.

Nel 2011 alla Maratona di Venezia con la sua handbike Zanardi traina per tutto il percorso Francesco Canali, ammalato di SLA, che aveva il forte desiderio di partecipare alla maratona. Pochi metri prima dell’arrivo Zanardi scende dalla handbike e, muovendosi sulle braccia, si mette dietro alla carrozzina di Canali e la spinge fino oltre il traguardo in modo che sia il ragazzo a completare davanti a lui il percorso.

Alex cede la ribalta agli altri per generosità, ma ama anche la competizione e, grazie a un allenamento duro, sempre nel 2011 vince la Maratona di New York. Tuttavia afferma che “il risultato non dovrebbe e non deve essere un obbligo. La sconfitta non è una tragedia, altrimenti non diremmo da sempre che sbagliando si impara”.

Il percorso di Alex Zanardi lo ha reso un modello per gli altri e a lui dobbiamo tutti riconoscenza.

Il disabile solare

Luca Corsolini, giornalista sportivo, definisce Alex Zanardi il disabile solare, risultato raggiunto grazie alla grande umiltà, all’ironia, alla capacità di ascoltare che gli è stata insegnata dalla sua famiglia. Nemmeno per Zanardi è stato un cammino facile come non lo è per tutte le persone con disabilità: ognuno ha la sua storia, e sono tutte vite interessanti perché raccontano comunque una sfida contro una malattia, contro le conseguenze di un incidente o un modo di essere diverso dal “comune” (pensiamo ad una persona con autismo, per esempio).

Manuel Bortuzzo e la sua storia

Un’altra storia esemplare è quella di Manuel Bortuzzo, nuotatore di 19 anni trasferitosi da Treviso a Roma per seguire un allenamento intenso ai fini della formazione atletica. Poi, però, la tragedia. Il 3 febbraio 2019 accade il peggio per Manuel: non potrà più camminare perché è stato vittima innocente di una pallottola che gli ha danneggiato il midollo spinale. Il 7 marzo, un mese dopo il ferimento, Manuel è tornato a nuotare nella piscina dell’ospedale Santa Lucia.
Hai capito bene. Un mese dopo aver ricevuto una pallottola nella schiena, è tornato a nuotare.

Nel video che ha postato su Facebook è sorridente: ”Oggi inizia qui la mia riabilitazione. È un’emozione bellissima. Sono rientrato in acqua”.

E adesso, pedala!

Manuel è un ragazzo ottimista e carico di vitalità, sicuramente anche per lui la vita va avanti anche se “salta su un binario parallelo” e non gli mancherà il conforto che accompagna Alex Zanardi: “Sento che la gente mi vuole bene. Ma, in fondo, non ho fatto niente di speciale. Ho preso la bicicletta. E ho pedalato”.

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Lo trovi qui: Alex un inguaribile ottimista

Rosanna Greco

Volontaria di Altravoce

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