Luca Dalla Palma: come una carta caduta dal mazzo
Viviamo in un tempo in cui le trasformazioni tecnologiche, sociali, culturali avvengono in modo rapido. Diciamoci la verità: fatichiamo a “tenere il passo” ed è facile sentirsi inadeguati, in difficoltà, stressati, spaventati. I sociologi, primo fra tutti Zygmunt Bauman, parlano di società liquida, priva cioè di punti di riferimento saldi e duraturi. La modernità può facilitare la nostra vita, ma ci mette anche di fronte al continuo cambiamento.
Come singoli soggetti ci sentiamo sballottati dalle onde: non possiamo “camminare sulle acque”.
Dove trovare l’energia per reggere?
Un primo aiuto ci può venire dai greci: conosci te stesso portava scritto il tempio di Apollo a Delfi.
Ti conosci abbastanza?
Conoscere sé stessi significa anche accettare i propri limiti e agire con responsabilità. Avere un buon ancoraggio alla propria personalità permette di costruire relazioni “in equilibrio” con chi ci sta intorno, senza temere chi è diverso da noi, anzi, trovando una strada di comunicazione che ci possa permettere di comunicare.
L’incontro con chi non è uguale a te
Incontrare la diversità accade a tutti e frequentemente, ed è un arricchimento purché si abbia occhi per vedere e parole per costruire lo scambio.
Di questo ci parla Luca Dalla Palma (https://lucadp.altervista.org/) nel suo romanzo Come una carta caduta dal mazzo.
Lo fa con parole esplicite quando fa dire a Fatima, uno dei personaggi femminili del racconto:
“Molte persone hanno paura del diverso e quindi molti vedono lo straniero come un nemico, come una persona da evitare, come se egli dietro la sua diversità nascondesse un lato oscuro. La diversità fa paura, ma…
sono convinta che proprio la diversità possa anche unire.”
Oltre le apparenze
Fatima in seguito incontra Michele, il protagonista del racconto. Anche Michele è un diverso: a causa di un incidente, dall’età di due anni è paralizzato e si muove su una carrozzina. Di lui Fatima dice: “Da quando mi sono trasferita a vivere da sola in questo piccolo paese, Michele è stato l’unico ad avvicinarsi a me con estrema tranquillità, senza alcun pregiudizio. Forse perché le persone considerate diverse dalla società sono quelle che per assurdo riescono al meglio ad andare oltre le apparenze”.
Luca Dalla Palma conosce bene la situazione di chi è considerato diverso. Lui stesso, infatti, è affetto dalla nascita da Tetraparesispastica, ma ha avuto un percorso di vita ricco: maturità classica, laurea in Scienze religiose, Servizio Civile Volontario e, dal 2010, è uno scrittore (è stato anche blogger di Altravoce, se vuoi leggere i suoi articoli clicca qui.
L’arte terapeutica
“Cominciai a scrivere. Mi accorsi che mi faceva stare bene. Mi si apriva un mondo dove tutto poteva accadere, in cui nulla era impossibile. Entravo talmente in simbiosi con i personaggi che nascevano dalla mia immaginazione, da avere la sensazione che fossero loro stessi a raccontarmi le loro vicende.
Non solo, la scrittura per me è terapeutica; permette di guardarti dentro e può rappresentare un vero e proprio sblocco.
Scrivere: una passione, un divertimento, un desiderio, un bisogno, una continua scoperta. Ciò che mi fa star bene”.
I mondi interiori
La scrittura dipinge mondi interiori, proietta all’esterno la fantasia, l’immaginazione e il sentire dell’autore, costruisce ponti con i lettori.
Luca non nasconde la propria disabilità e i limiti che comporta. Ne parla nell’autobiografia e nel romanzo attraverso il personaggio di Michele: “Sono molto sereno. Certo, non nego che a volte soffro all’idea che non potrò avere mai accanto una donna da amare e con cui invecchiare insieme e dei figli da crescere”.
Amicizia Vera e Sincerità
Per Michele però l’amore può avere molte declinazioni:
“Anche l’amicizia vera è una forma d’amore. Non esiste soltanto quello di coppia. L’amore ha un valore molto più ampio”.
Impegnativa è anche la riflessione sulla sincerità: “Spesso essere sinceri è molto difficile per tutti: costringe a togliere le varie maschere che ci mettiamo per cercare di piacere di più agli altri, e mostrarci esattamente per quello che siamo. È qui che subentra la fottuta paura del giudizio, che ci frega”.
Luca avvalora questa riflessione citando lo scrittore peruviano Sergio Bambarén Roggero: “C’è sempre la possibilità di vivere in modo diverso. È la paura del giudizio degli altri che impedisce di decidere con la propria testa”.
Tre segreti da ricordare
Luca riassume poi l’essenza del romanzo in tre parole chiave, che ha approfondito anche in questo bellissimo articolo:
- amicizia: quella fra Michele e Paolo;
- fede: Dio è il riferimento costante per Michele che così si esprime “Se Dio mi ha voluto su questa sedia a rotelle e se è vero che Lui mi vuole bene, e di questo sono assolutamente certo, vuol dire che ha un progetto su misura per me. Ovviamente faccio più fatica a comprenderlo, ma sono sicuro che sia lo stesso grande, bello e importante”;
- speranza: sentimento che aiuta Michele a superare i giorni bui della depressione;
Nel profondo: il pensiero di Frida
Amicizia e speranza valgono anche per i non credenti, la fede può essere rivolta agli ideali di umanità propri anche dei laici.
Possiamo accostare a queste riflessioni il percorso di dolore che ha attraversato la vita di una importante pittrice messicana della prima metà del ‘900, Frida Kahlo. Un incidente, occorsole in giovane età, le aveva lasciato gravi danni fisici. Frida diceva di sé:
“Non sono malata. Sono rotta. Ma sono felice, fintanto che potrò dipingere”.
La sua opera pittorica, fortemente espressiva, è di prevalente ispirazione autobiografica: le forme e i colori rappresentano il dolore, la sofferenza, la speranza, ma anche la delusione, la fatica della vita, la morte. Frida parla a tutti e così riassumeva la propria vita:
Ero solita credere di essere la persona più strana del mondo ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo, ci dev’essere qualcuna proprio come me, che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io. Vorrei immaginare che lei debba essere là fuori e che anche lei stia pensando a me. Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò, tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.
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Rosanna Greco
Volontaria di Altravoce Onlus