Disabilità e gioco: due mamme dal grande coraggio
Qualsiasi bambino ha diritto ad un’infanzia: il che vuol dire istruzione certo, ma anche gioco con i suoi compagni di scuola o asilo. Il problema fondamentale però è che la quasi totalità dei parchi italiani è dedicata a bimbi senza alcun deficit – e questo lede e non poco all’inclusione che i piccoli già faticano normalmente ad avere. Il rapporto tra disabilità e gioco dev’essere assolutamente migliorato.
In Italia ci sono poco più di sessanta giardini pubblici inclusivi, che permettano il gioco senza barriere – il che è un numero irrisorio rispetto al numero di aree ludiche destinate ai bambini. Capita che in alcuni parchi “ordinari” vengano inserite delle altalene per le carrozzine, ma purtroppo si tratta spesso di “micce bagnate”, poiché sono posizionate in luoghi isolati o difficilmente raggiungibili da una sedia a rotelle, senza contare che spesso sono poste in luoghi che sfavoriscono l’integrazione con chi non è affetto da disabilità.
Claudia Protti e Raffaella Bedetti sono due mamme con un grande coraggio e un amore smisurato verso i loro figli, e nel 2013 hanno deciso di prendere quante più informazioni possibili sui parchi dedicati a bambini con bisogni speciali per fondare, nel marzo 2014 il blog “Parchi per tutti”, che è poi diventato un sito web vero e proprio.
Con questa potente piattaforma si punta a sensibilizzare i sindaci e le autorità di tutta Italia a prendere in considerazione il problema della privazione dell’infanzia di tutti coloro non riescono a camminare o ad arrampicarsi su delle scale di uno scivolo, sottovalutando il dramma delle infrastrutture insufficienti per assecondarela voglia di gioco delle persone con disabilità.
Divertimento per tutta la famiglia
La cosa importante che deve essere capita è che le strutture in questione non devono assolutamente essere solo per bimbi con disabilità, perché questo non sarebbe inclusivo, lederebbe ancor di più l’autostima di chi è fragile e rovinerebbe ancor di più il rapporto che ogni piccolo dovrebbe poter stringere con i coetanei sin dalla più tenera età. Se usati opportunamente i parco giochi permetterebbero davvero una reale inclusione dei bambini con disabilità, vedendo il gioco “inclusivo” usato anche dal bambino che non è disabile e magari in alternanza con un suo amichetto fragile: questa sarebbe l’esperienza importante che i due hanno insieme e che eventualmente può cementare la loro amicizia.
Nel video pubblicato da Fanpage.it, possiamo vedere un po’ più da vicino cosa si intende per “parco per tutti”.
Incredibile vedere come Cristian, figlio di Raffaella, sia perfettamente consapevole di cosa implichi avere la SMA (Atrofia Muscolare Spinale) – e si preoccupi anche di chi è affetto dalle forme più aggressive ed invalidanti della malattia.
“Andiamo a provare questi giochi, così se vanno bene potremo portarli qui (nel parco di Sant’Arcangelo di Romagna n.d.r.) e potranno utilizzarli anche “quelli” della SMA 1 e 2, che non possono scendere dalla carrozzina”,
una maturità degna di nota, data la tenerissima età.
Ma al parco vediamo scene che nella loro normalità sono qualcosa di straordinario: i bambini giocano tutti assieme, così come fanno i genitori. Il documentarista fa quindi l’incontro di altre famiglie con altri figli frequentanti questa struttura.
Anastasia e Elisabetta
Anastasia è una leonessa: in età da scuola d’infanzia – che non salta mai neanche un giorno, come dice il papà – deve già fare i conti con un’importante malattia degenerativa legata al midollo spinale, che nella sua forma non le permette di respirare in maniera autonoma. Si trova collegata ad un respiratore per sopravvivere, ma grazie a questo parco può avere la possibilità di divertirsi come tutti i bambini e di provare l’ebbrezza, per esempio, di scendere da un cavo con la mini teleferica installata ad hoc nella struttura.
Che sia una lottatrice lo si capisce dal fatto che mette tutta la sua volontà nel salutare il giornalista con la mano, in maniera indipendente, nonostante le enormi difficoltà nel coordinare il movimento dei suoi muscoli.
Ma si potrebbe parlare anche di Elisabetta, splendida bambina anche lei entusiasta della scuola materna, che pur essendo cieca gode della presenza di tanti amichetti all’asilo, che vanno oltre le apparenze, le disabilità e il colore della pelle (“sono i genitori che mettono le barriere” – commenta il papà).
Sono storie di coraggio. Straordinarie, ma normali per le famiglie che devono affrontare la disabilità dei propri figli: perché qualsiasi genitore vorrebbe vedere il figlio felice – e per far sì che accada supera sé stesso.
Quindi un applauso a Claudia e Raffaella: sono un esempio da seguire, anche per te che non hai figli o parenti disabili e grazie a loro centinaia di bambini possono divertirsi e vivere in un mondo che sa valorizzarli grazie a strumenti come i parco giochi inclusivi.
Disabilità ed inclusione
Il rapporto tra bambini con disabilità e gioco non può e non deve essere sottovalutato, perchè ogni persona al mondo ha dei diritti indiscutibili – e tra essi c’è quello di avere un’infanzia – come ho scritto sopra.
Per quanto riguarda l’inclusione, anche noi ad Altravoce ci impegniamo affinchè le differenze sociali si assottiglino e si vada sempre più verso una parità nelle opportunità.
Per maggiori informazioni sui parchi inclusivi, visitate www.parchipertutti.com