Lavoro e autismo: si può fare
Negli ultimi tempi si vedono sempre più esempi di un’integrazione lavorativa tra persone normodotate e persone con disabilità, che confermano un cambiamento in atto nel cambio di mentalità sulla tematica dell’inclusione. Nonostante ci sia ancora tanto da fare se ci guardiamo indietro, nella storia, di passi avanti se ne stanno facendo tanti in questo senso. Il cambio di mentalità riguarda il capire che un bambino, un ragazzo con disabilità, con autismo o con altre condizioni può, con i suoi tempi e coadiuvato in maniera adeguata, trovare una propria indipendenza e la realizzazione personale nella vita, attraverso il lavoro – esattamente come chiunque altro.
Ecco quindi due straordinarie storie che trattano di ordinari lavoratori disabili.
La storia di Leandro: fare parte del mondo adulto
Capita spesso che quando si parla di un ragazzo autistico si pensa ad attività diurne per intrattenerlo e “fargli passare il tempo” come dicono spesso alcuni famigliari nati nella prima metà del secolo scorso, in occasione dei colloqui d’ingresso per i percorsi di Altravoce.
Ma se è vero che l’inclusione e la qualità della vita di una persona disabile dipendono dal mondo intorno a lei, ecco che si possono conoscere imprenditori e professionisti che permettono a ragazzi come Leandro, diciannovenne di origine argentina, di entrare definitivamente nel mondo adulto dandogli un impiego in un supermercato di Roma. Un meraviglioso di integrazione lavorativa.
“Ci aiuta nelle piccole ma importanti mansioni quotidiane – e c’è da dire che quando passa lui in un reparto si nota il suo grande ordine.”
commenta una collega. Ma Leandro non impila soltanto i vari articoli in modo perfetto, svolge anche attività sportive e va anche a scuola, dove dichiara che le materie preferite sono Educazione Fisica e Grafica.
I suoi genitori sono arrivati in Italia nel 2003, insieme a lui e a suo fratello Eliseo – anche lui sofferente di disturbi dello spettro autistico. Il padre però tiene a specificare come i due abbiano caratteri diametralmente opposti, in quanto Leandro è molto calmo, tranquillo ed emotivamente distaccato, mentre il fratello – di due anni più piccolo – è in costante cerca di relazioni interpersonali, mantenendo tuttavia delle caratteristiche oppositive ed “esplosive”.
Leandro nella vita ha dovuto affrontare difficoltà soprattutto nei pregiudizi delle persone e nella diffidenza degli altri bambini quando era più piccolo, ma adesso dichiara di avere “sette amici, forse otto”. La madre non si pone limiti:
“Vedo i passi da gigante che i miei due figli hanno fatto, non escludo che in un futuro possano anche innamorarsi e mettersi con un’altra persona”.
“Addolciamo l’autismo”: bontà e solidarietà
Spostiamoci ora a Mogliano Veneto, in provincia di Treviso, per conoscere Alberto, figlio di una madre coraggiosa, che nel 2016 ha rischiato tutto per potergli dare l’opportunità di un futuro felice e soddisfacente.
“Non volevo abbandonarlo in un liceo qualsiasi che non gli avrebbe dato prospettive. Così l’ho portato in cucina con me e ho visto che aveva un’attitudine: tutto è nato da lì”.
Già, ma “tutto” cosa? Stefania Ruggiero, facente parte dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori di Soggetti Autistici) e soprattutto madre di Alberto ha avviato un progetto chiamato “Addolciamo l’Autismo“, per dimostrare che una diagnosi del genere non è una condanna ad una vita piatta e noiosa, ma che
con la giusta mentalità qualsiasi difficoltà può essere superata.
“Inizialmente avevamo una planetaria e un forno – e la produzione mensile di dolci era 3 kg – in uno spazio in condivisione con un altro locale” ricorda Stefania, che però dice orgogliosamente “ora si sono uniti a noi altri sei pasticceri con autismo e la produzione è cresciuta a 3 quintali al mese, con un locale tutto nostro”.
Questo progetto ha un’attuazione semplice ma geniale. I sette ragazzi sono affiancati da pasticceri professionisti che, in veste di volontari, spiegano i segreti del mestiere a chi ancora deve fare esperienza, lasciando però loro una grande indipendenza.
L’attività è cresciuta a dismisura, tanto che la pasticceria ora rifornisce feste di compleanno ed eventi di ogni genere in tutta Italia, abbattendo tutte le barriere e i confini.
Serve più inclusione
Queste sono davvero storie che scaldano il cuore, ma il tasso di disoccupazione delle persone con disabilità in Italia è ancora drammaticamente alto. Servono interventi a tutti i livelli, dagli imprenditori alle persone del territorio poiché la politica nel nostro Paese è estremamente lenta e disinteressata a questo tema. Servono progetti e azioni che possano favorire l’innesto delle meccaniche di integrazione lavorativa – quindi auspichiamo che ciò accada al più presto, per donare dignità e soddisfazione a ragazzi che a volte rischiano di non averne.