La MusicoTerapia Orchestrale
Negli articoli precedenti abbiamo trattato il rapporto che c’è tra le condizioni di fragilità che affliggono alcune persone, la Musicoterapia e la musica in generale. Adesso andiamo a scoprire quel ramo specifico che riguarda Altravoce, ossia la Musica Inclusiva a metodo Esagramma, attraverso la MusicoTerapia Orchestrale.
Questo metodo nasce a Milano, in Esagramma ONLUS negli anni ’70, dalle menti di Licia Sbattella e del Mons. Pierangelo Sequeri. La base ideologica del tutto è tanto semplice quanto innovativa: nessuno di noi può rimanere piccolo per sempre e il modo in cui generalmente si tratta con persone affette da disabilità porta spesso a pensare che queste ultime non possano arrivare ad una realizzazione personale, o semplicemente ad un’indipendenza dalle famiglie che possa donare respiro a entrambi.
A Esagramma si è pensato che usando un mezzo potente come la musica sinfonica, coadiuvata da strumenti prestigiosi e da una solida struttura metodologica e scientifica, si potesse fare ciò che per tutti era impossibile: donare una vita soddisfacente a chi si pensava non ne avesse la possibilità. Ma andiamo a scoprire il primo percorso che una persona disabile può frequentare beneficiando dei risultati del metodo di MusicoTerapia Orchestrale, ossia il Triennio.
Il Triennio di MusicoTerapia Orchestrale
Il fondamento del Triennio, applicato anche da Altravoce, è la personalizzazione del percorso, seguendo i bisogni e le caratteristiche psico-fisico-musicali degli elementi presi in esame della persona che vogliamo aiutare.
Nel Primo Anno le parole chiave sono identificazione ed esplorazione. Dopo il colloquio d’ingresso, ogni ragazzo viene accolto in un mondo nuovo ed entusiasmante. Con gli strumenti, la persona disabile ha quindi la possibilità di identificarsi con un primo ruolo orchestrale, esplorando le sonorità presenti in Sala Musica, ma dentro dei confini che diano senso a ciò che quel bambino, ragazzo o adulto stia facendo in quel momento. Al suo tocco di timpano o pizzicato di violino, quindi, si comincia a dare una struttura, spesso assente in casi di disabilità mentale – e una forma musicale – facendo rispettare delle regole comuni, valide per tutto il gruppo, che divengono il pilastro del lavoro musicale d’insieme. Il Primo Anno si conclude con un saggio protetto, ossia un’esibizione in Sala Musica, dove solitamente si è fatto lezione. Il saggio è dedicato ai soli genitori o tutori dei ragazzi disabili, vestiti ad hoc per l’importante occasione.
Il Secondo Anno si identifica con la parola progresso, in quanto la struttura e la forma del primo periodo sono date per acquisite – e si può dunque lavorare sulle melodie e sugli accompagnamenti, anche se molto molto semplici. Nel corso dell’anno si valuta quale strumento sia il preferito per ogni persona disabile. Solitamente si tende a lavorare, soprattutto da gennaio in poi, su due strumenti per ragazzo. Ma quale musica si suona? Nel secondo anno di MusicoTerapia Orchestrale il repertorio è composto da suite, che possiamo immaginarci come dei racconti musicali della durata di circa venti minuti. Il gruppo orchestra è dunque misto: professionisti, psicologi, musicisti volontari, educatori e allievi con disabilità. Il concerto del Secondo Anno si svolge in un Auditorium o teatro che sia di dimensioni ridotte ma che sia dotato di un palco, in vista delle meraviglie che possono accadere nel terzo.
Nel Terzo Anno è da evidenziare la parola consolidamento. Gli allievi hanno ormai raggiunto una maturità musicale: conoscono bene i gesti semplici possibili ai vari strumenti (es. il tocco alternato con due bacchette ai timpani, le varie arcate al violoncello, ecc.) – e si può lavorare più in profondità sugli interventi nei dialoghi musicali e sui suoni. Nel 99% dei casi un ragazzo arriva a questo punto del suo percorso già ben consapevole di quali siano i suoi strumenti preferiti; il grande obiettivo del Terzo anno è la preparazione al saggio di fine anno, che è organizzato come un vero e proprio concerto. Obiettivo che si pianifica già dalla prima lezione. Qui si studiano sinfonie impegnative ma accessibili a tutti, per permettere a qualsiasi disabilità di poter suonare con il meglio che può fare. Gli affiancatori dei ragazzi disabili sono più pretenziosi e allo stesso tempo motivanti. Tengono sempre presente le difficoltà che ognuno può avere; dall’altra parte, motivano a raggiungere il meglio che si possa fare. A fine anno, solitamente in concomitanza con il Grande Concerto dell’Orchestra Sinfonica, si svolge il saggio che conclude il Triennio: una grande Sinfonia, suonata in un grande Teatro, con la presenza di tante persone anche estranee.
E dopo il Triennio? Il percorso continua poiché un percorso di vita: prossimamente torneremo a parlare del dopo Triennio. C’è infatti il Perfezionamento Orchestrale e l’ingresso nella grande Orchestra Sinfonica Altravoce, dove ogni allievo disabile è ormai considerato un musicista. Seppur con i suoi gesti semplici, grazie alle capacità acquisite, al metodo Esagramma e ad affiancatori appassionati, ognuno può suonare insieme ai musicisti del conservatorio!
I punti di debolezza in punti di forza
Dunque ricordiamocelo: non dobbiamo pensare che una persona disabile possa restare piccola per sempre. L’impegno e la perseveranza che un ragazzo fragile può impiegare in questo percorso deve essere da esempio a chi nella vita, alla prima minima difficoltà, molla tutto.
Il messaggio che viene trasmesso anche solo dai concerti dell’Orchestra Sinfonica Altravoce è univoco: non bisogna lasciarsi abbattere dalla vita, se colpisce forte è opportuno incassare e rispondere con la stessa ma positiva determinazione, per far sì che anche le più grandi sfortune diventino un nostro punto di forza.