Giusy Versace, sapersi reinventare
22 agosto 2005. Sulla Salerno-Reggio Calabria di ritorno da un viaggio di lavoro, una ragazza di 28 anni, Giusy Versace incorre in un grave incidente.
Nipote dei famosi fratelli stilisti Versace, anche Giusy lavora nel mondo della moda, ma in un’altra azienda. La carriera sembra riservarle solo bei momenti, sembra tutto bellissimo, un sogno per qualsiasi donna: gli impegni sono tanti, certo, ma intanto lavora in un mondo che apprezza e da cui viene apprezzata a sua volta.
Ma in quel giorno di agosto, quando la sua auto sbanda, Giusy vede la possibilità plausibile di non uscire viva da quell’inferno.
Questa è una storia di resilienza, tenacia e capacità di reinventarsi.
Correre incontro al destino
Proviamo ad immaginare la situazione. Un attimo prima sei lanciata verso un futuro roseo – anche se non si può dire che il presente fosse da meno – e in un secondo tutto sembra svanire.
La carriera, la vita sociale, le gambe. Tutto distrutto assieme all’auto che stavi guidando.
Direi che è abbastanza comprensibile che nel primo periodo successivo all’incidente la vista del futuro è tendente al nero assoluto.
Però Giusy Versace, superato lo shock, ha trovato la forza di affrontare di petto la situazione, presentandosi al Centro INAIL per gli infortunati sul lavoro, dove le arrivano le protesi per le gambe. Da lì una difficile riabilitazione, che la porta di nuovo dietro ad un volante già nel 2007, due anni dopo l’incidente (nel mondo motoristico accadono miracoli per l’inclusione, vedasi la storia di Alex Zanardi).
Ma non solo. Durante la fisioterapia Giusy si appassiona all’atletica – e diventa un esponente di punta del movimento paralimpico italiano.
Nel 2010 diventa la prima atleta italiana della categoria T43 a correre con un’amputazione bilaterale degli arti inferiori;
nel 2011 diventa Presidente dell’Associazione Disabili No Limits Onlus, che si occupa di trovare dei fondi a chi solitamente non può permettersi di avere delle protesi, un po’ come facciamo anche noi ad Altravoce, destinando delle Borse di Studio a quei ragazzi appartenenti a famiglie meno abbienti o orfani.
Il sogno paralimpico
Non appena inizia ad allenarsi, Giusy Versace applica la sua determinazione a questo ambito, riuscendo in poco tempo a scendere dai 24 secondi nei 100 m piani a poco più di 16.
E qui si inizia a sognare in grande, Europei, Mondiali, Paralimpiadi.
Nel 2012, a soli due anni dall’inizio della sua carriera sportiva, ottiene il tempo minimo per la partecipazione alla manifestazione paralimpica di Londra, ma purtroppo non viene convocata.
Giusy non si perde d’animo e continua ad allenarsi con la sua resilienza, che la porta a vincere ben 11 titoli italiani in 100, 200 e 400 m piani – oltre al fatto che detiene il record italiano sui 60 m piani indoor, un argento e un bronzo europei in 200 e 400 m.
Tutto questo non passa inosservato – e finalmente Giusy Versace può partecipare alle Paralimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016. La spedizione brasiliana si rivela ottima seppur senza medaglie, perchè riesce ad arrivare in finale sia nei 200 m (ottavo tempo) e nei 400 m (squalificata per invasione di corsia).
La storia incredibile, aldilà delle statistiche, è che Giusy non avrebbe mai pensato di partecipare ad una competizione del genere senza il suo incidente – che possiamo interpretare una sua seconda nascita nella sua vita.
Non solo sport
Quel maledetto 22 agosto 2005 non ha solo permesso la nascita della “Giusy Versace campionessa di atletica”, ma anche alla “Giusy scrittrice”, dato che nel 2013 pubblica la sua prima autobiografia “Con la testa e con il cuore si va ovunque. La storia della mia nuova vita“, seguita nel 2018 da “WonderGiusy“.
Nel 2018 si candida con Forza Italia per le elezioni, venendo assegnata alla Commissione Affari Sociali, in un gruppo dedicato alle pari opportunità per le persone disabili.
E nonostante la sua condizione, la sua vita resta piena anche nello spettacolo, con apparazioni televisive a Ballando con le stelle, Telethon, Domenica Sportiva e tanti altri programmi, superando una condizione che spaventerebbe molte persone.
La sua storia è un’ispirazione per tanti: la resilienza e la determinazione da lei mostrate sono ciò che dobbiamo imparare per le nostre vite. Sapersi reinventare, per continuare a vivere.
Cristian Petenzi