Disabilità e vita quotidiana
Tante volte quando si pensa ad una condizione di disabilità, si fatica a considerare un’eventuale vita quotidiana, lavorativa o affettiva di chi ne soffre.
Ad esempio, ad Altravoce ci impegniamo a promuovere l’indipendenza dei ragazzi – seguendo il principio cardine del modello Esagramma – “Non si può rimanere piccoli per sempre”.
E perchè ci poniamo proprio questo obiettivo?
Dobbiamo sempre ricordare che non abbiamo a che fare “con dei down, degli autistici” e così via, ma con Persone che vivono in una determinata condizione. Quindi, con delle PERSONE con sindrome di Down, PERSONE autistiche, etc.
E come tutti, anche chi ha una disabilità ha il sacrosanto diritto di avere una vita che sia il più possibile al di fuori del nucleo famigliare. Poi se la condizione dovesse limitare troppo, il nostro compito è far sì che la persona fragile acquisisca competenze attraverso la musica, abilità che riesce a reinvestire anche nel proprio quotidiano (come dimostra la ricerca scientifica degli ultimi 30 anni di metodo Esagramma.
Andando oltre questo, ci sono delle storie di persone che provano a rendere la vita quotidiana a misura di disabilità – e che fanno sperare in un futuro migliore per tutti.
Lezioni di guida.. inclusive?
Da RadioSienaTV ci arriva una bella storia.
Nella città toscana, addirittura dodici autoscuole si sono dotate di una Fiat Panda con tutte le modifiche necessarie per permettere a chi è in una condizione di disabilità fisica di conseguire la patente di guida.
Non è una novità che nel mondo dell’automobilismo si pensi a degli accorgimenti per rendere accessibile a tutti la guida. Pensiamo ad esempio alla Formula 1, o comunque all’universo delle competizioni.
Abbiamo già trattato ampiamente la storia di Alex Zanardi, che in passato è riuscito a tornare alle gare anche senza arti inferiori. Ma a volte non ci rendiamo conto di come le persone con disabilità fisica vogliano uscire dal “guscio” per vivere la loro vita.
La Panda che le autoscuole hanno in dotazione ha accorgimenti che si adattano a quasi tutte le condizioni di disabilità fisica. Ad esempio, i comandi al volante per chi non può utilizzare i pedali, o gli stessi spostati in modo da essere adoperati anche da chi non si trova a proprio agio con il setting tradizionale.
In questo modo la città di Siena si dimostra molto attenta all’inclusione sociale, molto importante per far vivere meglio chi è fragile.
Disabilità e vita quotidiana, l’importanza di avere un lavoro
Ma parliamoci chiaro: la patente non è un costo indifferente.
Quanto sarebbe bello che i ragazzi con disabilità riuscissero a sostenere i costi grazie al loro lavoro?
Purtroppo il tasso di disoccupazione di queste persone è sempre molto alto, anche a causa della scarsa considerazione che molti datori di lavoro hanno di loro.
Avere una normale vita quotidiana nonostante la disabilità non vuol dire soltanto avere benefici senza oneri – e questo lo sanno bene ad Asti – all’ Hotel Albergo Etico.
In questa struttura si promuove l’indipendenza della persona, dato che la maggior parte dei lavoratori è in una condizione di disabilità intellettiva. Il progetto è nato grazie all’esempio di Niccolò, ragazzo con Sindrome di Down, che dopo il suo percorso scolastico alberghiero ha trovato lavoro al ristorante Tacabanda.
Quando Antonio de Benedetto – il suo capo chef – ha visto la sua professionalità, ha deciso di trasformare il suo stage in un lavoro a tempo indeterminato. In poche parole, è nata l’associazione “Download Albergo Etico”, in cui l’accoglienza a persone con disabilità è una piacevole realtà.
Niccolò, ormai esperto, ora fa da tutor ad altri ragazzi, favorendo il loro inserimento lavorativo.
Dare un lavoro: il progetto nazionale
Ormai questo ammirevole progetto è stato esportato fuori da Asti, anche a Roma e Pistoia. La volontà di dare un lavoro a queste persone è ciò che mi affascina maggiormente: purtroppo altrove non è così facile trovare situazioni così.
Si rischia sempre di finire nello stereotipo “disabile”, che non permette a tante persone di realizzarsi professionalmente. Anche perché, tanti lo meriterebbero per qualità lavorative, non per inutile pietismo.
A questo proposito, ecco un vecchio articolo sulla situazione lavorativa delle persone con disabilità (clicca qui!).
La nostra speranza è che tutti possano essere valutati esclusivamente per ciò che possono dare, non per una condizione o patologia che si portano dietro.