Il Comportamento Musicale
Il comportamento musicale è stato a lungo studiato come oggetto di ricerca nel campo della psicologia. Possiamo definirlo un linguaggio comprendente aspetti comunicativi, sintattici, semantici e pragmatici.
Esso non sarebbe un fenomeno naturale, ma una costruzione cognitiva e convenzionale, programmata e controllata da strutture mentali che subiscono ampiamente l’inferenza della cultura e della storia di ciascun paese e di ciascuna epoca. Strettamente legato, quindi, all’interiorità del singolo.
Questo fenomeno comprende svariate componenti:
- tono della voce
- contatto con strumento
- attitudine all’ascolto
- ricerca di sintonia
- esibizione della propria impronta sonora
Musica Nell’Individuo
In quello che definiamo come comportamento musicale di un individuo convergono più intenzioni. Innanzitutto ad esso converge l’insieme degli atteggiamenti attraverso i quali un essere umano dimostra di dare risonanza alle cose, così come agli eventi e alle persone.
E’ anche manifestazione di una volontà di suonare per ascoltarsi e/o per essere ascoltato.
Si tratta di ciò che, in relazione ad un musicista professionista, chiamiamo stile: scelte linguistiche e compositive, tecniche esecutive, interpretazione. Ciascuno di noi infatti ha un atteggiamento peculiare in relazione alla music, una sorta di firma. Egli cerca infatti di uniformare intenzionalmente le proprie scelte allo standard richiesto dalla performance.
Nel caso di musicisti non coltivati, come può essere chiunque che si cimenta per la prima volta nello studio di un brano, la situazione è differente. Egli non sarà infatti in grado di caratterizzare in modo specifico il proprio comportamento musicale. Questo ha però dei “vantaggi”: colui che non riesce ad aderire nell’immediato ad uno standard, esprime in modo diretto il proprio modo di atteggiarsi e di comunicare. Osservare il loro comportamento, diventa quindi mezzo per esplorare la loro identificazione e il loro universo relazionale.
Comportamento Musicale In Musicisti Non Coltivati
La musica è secondo molti la più pura e forte di tutte le arti, sebbene sia la più difficilmente comprensibile in rapporto alla vita quotidiana. A prima vista essa potrebbe sembrare così astratta da non poter trasmettere alcun
significato: tuttavia, l’espressione più intensa dei sentimenti e delle emozioni viene trasmessa proprio mediante di essa.
Analizziamo il caso dei bambini. Durante la lallazione, risulta loro piacevole la sperimentazione sonora: l’universo percepito è puramente fantastico.
Secondo alcuni studi (Lucchetti, Gardner), essi nell’età prescolare non amano invece inventare musiche ma ne sono addirittura imbarazzati. Essi preferiscono le musiche già fatte, riconoscibili. Questo perché percepiscono che un musica puramente “inventata” non esiste socialmente. Per essi inizia ad essere importante riconoscersi e venir riconosciuti come membri nel mondo della comunicazione reale, esistente. Ricordano canzoni in grado di comunicare qualcosa, nonostante un discorso di senso compiuto di alcune portate non siano in grado di formularlo. L’oggetto musicale è piacevole, condiviso, accessibile e totale, simbolicamente tutto il semantico risuona in esso:
- voce-parola
- corpo-gesto
- cosa-rappresentazione
Filastrocche e canzoncine, attraverso immagini e movimenti di danza, permettono al bambino di comprendere il mondo e di rispondere nello stesso modo. Il bambino si dirige verso un momento della vita in cui apprezza l’idea di imparare a governare coscientemente il proprio rapporto con la risonanza del mondo e dell’io, assimilando linguaggi e tecniche strumentali. E’ una transizione indispensabile rispetto ad una creatività evoluta. Attraverso imitazione e apprendimento, la creatività stabilisce un rapporto non autistico della simbolizzazione sonora con il mondo del semantico.
I Parametri
Fare queste osservazioni richiede l’uso di parametri sull’osservazione esterna e su quella partecipe. Vengono prese in considerazione le musiche che si ascoltano più volentieri, così come il modo di fare/ascoltar musica di amici e famigliari (esperienza musicale pregressa e contestuale). E’ necessario perché il comportamento musicale è determinato anche dai modelli già noti e dalle competenze accumulate.
Altro criterio di valutazione è il rapporto tra la disponibilità a ricevere istruzioni e la prontezza nell’eseguire le stesse. Non per stabilire competenze e abilità, bensì per valutare identificazione e interesse. La capacità non è comunque indifferente, ma riteniamo che essa sia successiva e che debba essere fornita in proporzione alla ricettività del singolo. E’ compito del didatta incrementarla e stimolarla.
Nell’MTO non è di interesse accertare precoci attitudini musicali/strumentali. Se ne presuppone però il miglioramento ai fini educativi e riabilitativi, sono parte integrante del programma.
In base alla risposta dell’allievo, si valuta il coefficiente di adesione intenzionale ad uno specifico modo di far musica: da qui si parte per smuovere il limite dato dalla non competenza. Una riuscita assimilazione viene valutata e investita fino a che essa non va a sviluppare il comportamento musicale stesso.