Comportamento Musicale: La Sua Evoluzione
Nel precedente articolo abbiamo trattato il comportamento musicale. Possiamo riassumerlo come linguaggio caratterizzato dal singolo e strettamente legato all’espressione del sé.
La musica è in grado di modulare l’umore di una persona in diverse circostanze nell’arco della vita. Essa influisce in maniera rilevante nel contesto quotidiano e, in una prospettiva più ampia, ha il potere di promuovere la salute fisica e psicologica e il benessere all’interno dei setting clinici. Da questi dati di fatto prende le mosse la MusicoTerapia Orchestrale.
Gli Obiettivi
In quanto comportamento, anche quello musicale è condizionato da questioni oggettive e soggettive. Esso non ha solo a che fare con i contesti sociali e culturali ma anche con le risorse dell’immaginario emozionale.
Lo sviluppo segue differenti obiettivi. Nell’MTO è fondamentale che tale comportamento venga interiorizzato e appropriato fino a che un gesto non diventa un vantaggioso cambio simbolico che si configura nell’ascolto e nella cooperazione con l’altro. Questo significa che innanzitutto non si mira ad una migliore prestazione ma ad un consapevole apprezzamento della relazione tra sé e gli altri.
L’obiettivo non è imporre ad altri l’ascolto di sé o subire il suono altri. Bensì quello di rendere persuasivo ad altri l’ascolto di sé, accettando di farsi persuadere dal suono altrui.
Licia Sbattella
Per un tale lavoro sono necessari fatiche e sacrifici. Sono da abbandonare comportamenti esibizionisti e aggressivi come naturale sviluppo della comprensione e della relazione di sé con l’Orchestra.
Questa modifica comportamentale è dovuta, di nuovo, alla potenzialità della Musica. Il “bel suono” accende interessi comuni tra compositore, esecutore e ascoltatore. Ciascuno si identifica in una parte attivandosi e intendendo il miglioramento della sua qualità come incremento della propria identità personale.
Comportamento Musicale: Le Figure
Se ne deduce che vi sono figure considerate anomale nello sviluppo del comportamento musicale:
- ascolto passivo
- composizione auto-espressiva
- esecuzione ossessionata dall’aderenza della riproduzione
Tutte le figure elencate si muovono sì nella dimensione del simbolico ma verso una dipendenza regressiva, narcisismo autistico e nevrosi ossessiva. Questo significa che viene persa la giusta distanza tra l’identificazione di sé e l’oggetto: si va negli estremi dell’identificazione con l’oggetto o di dissociazione dal soggetto.
Al contrario sono positive quelle dimensioni di:
- accoglienza dell’altro
- manifestazione di sé
- esattezza dell’imitare
Esse acquisiscono maggior rilievo quando sono interiormente motivate da un apprezzamento del gioco simbolico fatto da consonanze e dissonanze, solista e coro, tensione e distensione.
Evoluzione..
E’ sicuramente difficile prevedere e programmare l’evoluzione del comportamento musicale: è ancora difficile stabilire cosa della musica può essere insegnato e ci sono ancora molti luoghi comuni e preconcetti a riguardo.
“Essere dotati”, “avere orecchio”, “avere estro e ispirazione”. Questi quelli che si credono essere requisiti innati necessari per avere educazione e comportamento musicale. Parlando poi di bambini con difficoltà di apprendimento e comunicazione la situazione diventa ancor più complessa. Difficilmente si trova qualcuno che creda che bambini con difficoltà o sindromi genetiche possano studiare la musica.
.. E Creatività
Ma partiamo dal senso di creatività: si è abituai a pensare a questo termine come una sorta di “eccezionale genialità”. Ma guardando al suo significato, è possibile intenderla come espressione della personalità e apertura alla sperimentazione.
Nella letteratura psicopedagogica una persona è considerata creativa se in situazioni differenti è in grado di:
- operare in modo aperto e ricettivo nei confronti dell’ambiente
- percepire in modo flessibile la realtà circostante
- valutare la realtà sotto più punti di vista
- reagire senza conformismo ma con fantasia
Non è semplice organizzare artificialmente le condizioni di un atto creativo. In genere, infatti, si tende (anche in mancanza di difficoltà cognitive-relazionali) ad educare in modo abilitativo-funzionale. Questo significa che si viene “addestrati” fin da piccoli rispetto ad un numero limitato di alternative. Lo scopo è ricondurre le abilità a modelli stereotipati e riproducibili con un piccolo numero di variabilità. Questo per rendere più facile il collegamento tra azione (prestazione) e risposta comportamentale da tenere.
Per questo molti sono convinti che non si possa educare alla creatività estetica se non innata, e che sia possibile solo arricchirla con abilità tecniche e approfondimenti culturali.
E’ per questo motivo che la pratica educativa continua ad oscillare tra due estremi:
- da una parte c’è l’idea alla base è che si possano insegnare solo tecniche.
- dall’altra parte si privilegia un atteggiamento “maieutico” nei confronti della creatività.
Questi atteggiamenti in realtà non si escludono vicendevolmente. Se si rimuove lo strato di pregiudizio, si può comprendere come sia importante dar sostegno all’attitudine creativa, piccola o grande che sia. Nella MusicoTerapia Orchestrale questo risulta assolutamente possibile. Vengono offerti codici flessibili, in progressione di complessità e si trae la forza da un’attitudine creativa sempre più sviluppata e consapevole dei propri mezzi.