Film e Disabilità: Non Ci Resta Che Vincere

La Commedia è un genere molto apprezzato fin dai tempi antichi. Se fatta bene, infatti, stimola la riflessione su tematiche importanti della vita sociale, culturale, morale. Tutto questo grazie al riso. Pirandello definiva il comico come “il sentimento del contrario”. La comicità si basa sul proporre una situazione che lo spettatore percepisce come “strana”, “diversa”. Lo spettatore ne ride. La risata procura benessere. È curativa, distensiva. Unisce le persone, è un atto di socializzazione. per poi dare spazio al sentimento di riflessione che è la fase più importante. Nel momento in cui la tematica trattata è “forte”, “rilevante”, la risata può produrre profonde riflessioni. Porta infatti all’interiorizzazione di ciò che è stato visto. Questo l’obiettivo di “Non ci resta che vincere“: far ridere e far riflettere. Un film-commedia che tratta la disabilità e vuole sensibilizzare la coscienza critica degli spettatori attraverso la risata.

Il Film: Alcune Informazioni

“Non ci resta che vincere” (titolo originale: Campeones) è un film spagnolo uscito nelle sale italiane il 6 dicembre 2018.  Alla regia troviamo lo spagnolo Javier Fesser, candidato per rappresentare la Spagna agli Oscar nella categoria miglior film straniero. Il film ha infine ottenuto 11 candidature e vinto 3 Goya. La particolarità? L’intero cast che dà volto alla squadra di basket affidata all’allenatore è composto da attori con disabilità.

La Trama: Relazionarsi Con La Disabilità

Marco (interpretato da Javier Gutiérrez) è il cinico e frustrato vice allenatore di un’importante squadra di basket spagnola. La vicenda si mette in moto nel momento in cui viene licenziato e, in successivo stato di ebrezza, si schianta. La condanna? Tre mesi di lavori socialmente utili presso un centro ricreativo per persone con disabilità. Ed è proprio qui che dovrà allenare una squadra di basket, gli “Amigos”, costituita da un gruppo di dieci giovani con differenti disabilità psichiche e fisiche.

Inutile sottolineare come l’impatto non sia dei migliori per il conosciuto allenatore professionista di alto livello. Egli è convinto di trovarsi dinnanzi ad incapaci, a buoni a nulla e lo sforzo iniziale che mette nella loro formazione è minimo. La squadra, benché si dimostri subito amorevoli nei suoi confronti, non manca in difficoltà, incomprensioni. Vi sono irresistibili sketch e battute esilaranti ad accompagnare queste avventure. Poco alla volta, poi, complici alcuni avvenimenti, il loro rapporto cambia e il protagonista tenta con coscienza di portare avanti l’impresa, il che lo obbliga a relazionarsi con chi dista molto dalla sua idea di ‘normalità’.

E i risultati, a quel punto non tardano ad arrivare: la squadra parteciperà al campionato spagnolo dedicato alle persone con disabilità. Ma il resto lo lascio scoprire a voi!

Conclusioni

Iniziato come commedia irriverente, il film si trasforma pian piano in un esempio sulla gestione e sul rapportarsi, nella vita reale, al valore della diversità, allontanando pregiudizi ed ingiustizie. L’intento pedagogico del film è chiaro. A sostegno di ciò, è interessante notare come nelle intenzioni del regista sarebbe potuto essere anche un documentario. L’intento di fondo è volto a mostrare come l’esperienza (e l’esistenza stessa!) di persone con disabilità possa essere una risorsa e fonte di arricchimento per tutti. Soprattutto per quelli che con la disabilità non si sono mai rapportati. Lo spettatore si ritrova a fare lo stesso percorso dell’allenatore, inizialmente scettico e scorbutico, ma che infine ritrova la serenità e capisce come guardare oltre la disabilità. Perché chiunque, se ha qualcuno che crede in lui, può riuscire a superare i propri limiti e a mettersi in gioco.

Giada Franzoni