MusicoTerapia Orchestrale: Conduzione
Il Triennio di MusicoTerapia Orchestrale, è utile ribadirlo, si basa sulla metodologia Esagramma dal 1983. Questo percorso ha alla base il coinvolgimento degli allievi (con disabilità intellettiva, psichica, sindromi genetiche) in piccoli gruppi orchestrali integrati. Tale forma permette di attivare un importante percorso di riabilitazione lavorando su diversi fronti:
- attenzione,
- motivazione,
- elaborazione ed espressione emotiva,
- ascolto di sé e dell’altro,
- coordinazione oculo-manuale.
Nel gruppo-orchestra sono presenti figure altamente specializzate, professionisti formati alla metodologia. Essi consentono di svolgere le attività nel miglior modo possibile. Abbiamo visto il ruolo di musicisti e psicoterapeuti che operano nella sfera dell’affiancamento. Oggi ci soffermeremo sul conduttore.
Responsabilità Del Conduttore
Condurre un gruppo di MusicoTerapia Orchestrale non significa solo occuparsi dell’aspetto musicale. Essere conduttore prevede una serie di responsabilità e compiti.
- Preparazione, comunicazione delle conquiste di ogni allievo e reinvestimento delle stesse;
- Condurre l’equipe stabilendo un itinerario strutturato fino a raggiungere obiettivi prefissati;
- Valorizzare le competenze presenti e integrare quelle mancanti;
- Prestare attenzione alle dinamiche interne del gruppo, nonché a quelle di ciascun membro;
- Fare attenzione a spazi, strumenti e materiali;
- Curare i colloqui con i genitori;
Per la natura dei compiti, la conduzione spetta spesso a due figure distinte in collaborazione. Si tratta di un musicista e uno psicoterapeuta.
Anche l’equipe ricorre alle capacità ed esperienze del conduttore. Essi curano la formazione del personale e prestano attenzione alle dinamiche che lo coinvolge. Infatti il conduttore deve essere in grado di attribuire significati a ciascun gesto, parola o comportamento ma anche di muoversi di volta in volta con creatività e innovazione. Fondamentale la cura della credibilità del conduttore e la sua capacità di trasmettere amore e passione. Deve possedere le capacità di un buon leader:
- rassicurare,
- sostenere,
- guidare,
- sfidare le difficoltà
- saper sperimentare e trasformare
Contesto Del Gruppo MTO
I gruppi di MusicoTerapia Orchestrale sono contesti complessi dove le dinamiche, anche delicate, non possono essere lasciate in secondo piano. Esse vanno conosciute e modulate al fine di arrivare alla piena partecipazione di tutti.
Condividere passione e talento significa accettare limiti e difficoltà. Perché la passione ti spinge a cercare una soluzione musicale a momenti di stallo. Avere passione significa riuscire a spiegare quanto accade e inventarsi nuovi modi per superare il problema. Dirigere e condurre un gruppo MTO significa fare da mediatore e “parafulmine”.
Significa anche curare il contesto, il modo di esporsi, pertanto raccogliere delusioni e difficoltà e trasformarle in nuove energie. Saper ricaricare il gruppo, insomma. Fondamentale l’adozione di un linguaggio non-verbale. Allo stesso modo anche tenere il tempo, usare le giuste dinamiche.
La Conduzione Del Pianista
Il pianoforte è uno strumento che sostiene il gruppo di MusicoTerapia Orchestrale. Esso ha uno scopo di sostegno ritmico e completamento armonico. Condurre dal pianoforte ha molti vantaggi ma il pianista deve considerare una serie di cose.
Gli interventi devono essere bilanciati e devono esaltare la capacità timbrica dell’intervento dell’allievo. Può sostenere gli strumentini e le piastre al sopracuto o i contrabbassi al grave. Può dialogare o contrappuntare, esporre temi già esposti dall’orchestra. Il pianista evita un accompagnamento accordale in favore di un accompagnamento più raffinato. Pedale, ostinati, melodie. Si adatta flessibilmente alle necessità dell’orchestra di volta in volta.
Un’altra cosa da evitare è la ripetizione ossessiva di un tormentone. Questo perché gli allievi possono essere vulnerabili allo stereotipo e seguirlo, perdendo l’intenzione musicale. Anche l’eccesso di improvvisazioni da controllare. L’orchestra è composta da più famiglie orchestrali. Le combinazioni degli interventi devono essere coerenti in una logica di interventi in alternanza.
Tutto questo per sottolineare, in conclusione, l’importanza della conduzione del pianista. Questa figura deve avere competenze professionali e attitudine compositiva. Deve stare in equilibrio tra soluzione tecnica e invenzione creativa. Non bisogna arrendersi alle difficoltà ma trasformarle in risorse:
- un intervento incerto può diventare un “rubato”;
- il bisogno di prendersi una pausa diviene una “corona” musicale
- un intervento poco preciso diventa integrabile dal pianoforte fino alla sua assimilazione corretta.
Una grande sfida che necessita di grande impegno. Ma che sa dare grandi soddisfazioni.
La Conduzione Dal Centro
Naturalmente la conduzione dal pianoforte è una tra le possibilità. Essa può realizzarsi anche dal centro e/o con un altro strumento. In questo caso il pianista rimane presente ma senza occuparsi della conduzione. Rimane necessaria l’intesa tra il conduttore e il pianista, così come con il resto dell’equipe.
Inizialmente si incoraggiano gli allievi a concentrarsi sulla qualità del suono, del gesto, dell’intervento preciso. Vengono invitati ad appoggiarsi al musicista che li affianca, ad agire anche per imitazione. In questa fase la continua attenzione al conduttore non è necessaria per la buona riuscita degli interventi, anche se consigliabile al fine di abituarsi alla sua presenza e alle sue direttive. Una volta che l’unità di gruppo e la sintonia è stabilita, l’unità della conduzione dal centro è destinata a crescere. Perché nel momento in cui ognuno capisce che l’obiettivo è fare al meglio la propria parte, il gesto del conduttore diventerà simbolo e indicazioni per lo svolgimento della stessa. Il gesto del conduttore diventa, nel tempo, sempre più “economico”, meno “esagerato”, visibile quanto basta per permettere di comprendere come intervenire musicalmente.
Vi lasciamo alle parole della violinista e conduttore Iona Brown, che riteniamo descrivere perfettamente il sentimento provato durante le lezioni di Musicoterapia Orchestrale:
Li guardo e sorrido poi si decolla, come un uccello che prende il volo o come un tuffo dal trampolino più alto. E la musica prende il sopravvento, ti guida e tu interagisci con tutti. In quei primi momenti devi ricordarti di respirare! Spalle giù!
Iona Brown