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MusicoTerapia Orchestrale: Eccellenza e Inclusione

Metodologia Esagramma: un metodo pluridecennale unico in Europa nell’ambito dela MusicoTerapia Orchestrale. Ma perchèé si è scelto un assetto orchestrale? Perché gli strumenti dell’orchestra e la ricchezza delle partiture sinfoniche permettono di sentire e di esprimere emozioni e pensieri. Sì, perché con il nostro metodo ogni ragazzo, nonostante le sue difficoltà, riesce a suonare con gli altri. In una dimensione di condivisione, dove la disabilità passa in secondo piano.

Abbiamo trattato molti aspetti del metodo: dalla formazione professionale alla composizione del gruppo, dai benefici della MusicoTerapia alla risonanza che permette di creare. Oggi cercheremo di riassumere i nostri valori, condividendo pensieri e riflessioni fatte nel corso degli anni. Ma anche momenti vissuti da ragazze e ragazzi con disabilità che grazie alla musica hanno potuto scoprire e valorizzare le loro potenzialità, riscoprendosi abili e capaci.

L’Importanza di Cogliere L’Attimo

In un gruppo orchestra i musicisti sono estremamente variegati. Stabilire regole universali può risultare difficile, se non limitante. In primo luogo ogni ragazzo ha la sua personalità, così come il suo modo di esprimersi, le sue difficoltà e i suoi punti di forza. Allo stesso modo ciascuno mostra tempi, preferenze e approcci diversi. C’è però una costante nel lavoro dell’équipe: cogliere l’attimo. E’ questo che permette di svolgere un percorso riabilitativo d’eccellenza.

Nell’immagine, un esempio di alunna affiancata personalmente da una educatrice. Che squadra!

Proporre un nuovo intervento musicale o un nuovo ad un allievo può infatti risultare complesso. Come far fronte a questo? Disponendo di un’équipe altamente formata in grado di cogliere l’attimo musicale più propizio al progresso. Ma facciamo un esempio. Durante una sessione, l’allieva “A.” si è posizionata in un angolo periferico della sala. Cercare di coinvolgerla portandole una piccola percussione non ha funzionato: era necessario che venisse accompagnata allo strumento nel momento più propizio ad un suo intervento. Un intervento che potesse valorizzarla, uno strumento di grandi dimensioni come timpani o marimba. Le abbiamo quindi dato tempo, per poi accompagnarla allo strumento nel momento in cui sarebbe dovuta intervenire con una entrata musicale intensa. Ponendoci in modo rassicurante in affiancamento, l’intervento è andato a buon fine.

Passo Dopo Passo.. Ma Senza Limitarsi A Brani Semplici!

Sfatiamo un mito: i brani NON sono semplici! E i bambini/ragazzi/adulti con disabilità sono in grando di affrontarli seguendo un percorso, ovviamente, graduale dal semplice al complesso. Per di più nel corso degli anni si sono evidenziate alcune costanti a conferma di ciò. L’attenzione, ad esempio, può diminuire nel momento in cui la proposta musicale è banale o troppo infantile. E’ importante offrire stimoli adeguadi, cercando sempre di più la precisione e introducendo nuovi elementi. Perché la Musica è formata da piccoli elementi che, poco per volta, possono combinarsi e costruire grandi sinfonie.

La musica non è soltanto stimolo o passatempo. E’ un pensiero che assume una forma diversa da quella verbale. Ma proprio in virtù di questo risulta più universalente comprensibile. Lo strumento con cui si suona è la voce di questo pensiero. Una voce esterna, ma che grazie alle vibrazioni risuona dentro la persona. E, come ogni linguaggio, va imparato e fatto proprio.
La musica rende quindi:

  • accessibile, emozionante e gratificante l’esplorazione della realtà;
  • apre una porta per l’ampliamento della coscienza di sé e dell’altro,
  • offre codici praticabili per il contenimento della propria sensibilità all’esperienza di relazione;

Attraverso la Musicoterapia Orchestrale, bambini, ragazzi e adulti con qualsiasi tipo di disabilità imparano a dire molte cose. Perché la musica incoraggia a esporsi grazie al suo essere persuasiva ma protettiva allo stesso tempo.

La Musica Che Ci Piace!

Questo metodo di MusicoTerapia Orchestrale è un’esperienza inclusiva fin dal momento dell’iscrizione: tutti infatti possono avvicinarsi a questo metodo– Non sono richieste competenze musicali pregresse: l’interesse mostrato, anche in modo timido, per gli strumenti è quanto basta per aver modo di ipostare un buon lavoro.

Attraverso la musica si intraprende un cammino di scoperta e di reinvestimento delle proprie potenzialità. Si raggiungono importanti traguardi come:

  • l’affinamento della capacità di riconoscere,
  • espressione e contenimento delle proprie emozioni,
  • la sintonia di azione con il gruppo
  • l’ascolto dell’altro in una dimensione di sintonizzazione emotiva e di condivisione di finalità.

L’orchestra inoltre è un contesto strutturato entro il quale è possibile sperimentare gli strumenti autentici dell’orchestra sinfonica. Oltre all’aspetto riabilitativo e simbolico, relazionarsi a strumenti veri permette anche di acquisire un senso pratico di responsabilità.

Le Regole All’Interno Della MusicoTerapia Orchestrale

Un altro aspetto da considerare è che vi è un solido impianto metodologico che implica regole. La cosa più bella appurata negli anni è che le regole non devono essere imposte. Semplicemente perché non è necessario imporre quando si può imparare grazie all’esempio e all’insegnamento graduale. E’ emozionante vedere come i ragazzi, anche con grave difficoltà psichiche e mentali, stabiliscano con spontaneità le differenze tra il contesto del lavoro musicale codificato e quello del momento ricreativo.

Nel lavoro fin da subito sono dette alcune regole. Ad esempio:

  • non si parla quando si suona,
  • si suona in maniera pertinente,
  • l’improvvisazione è “strutturata” cioè segue una sorta di schema nel quale però ogni singolo ha la libertà di prender parte alla costruzione con interventi pertinenti.

Ogni gesto acquista infatti un proprio significato nel discorso musicale: la musica permette di contenere e modulare la propria risonanza, la capacità di entrare in relazione empatica con l’altro.

Ma soprattutto, queste regole sono agite da tutti i membri dell’équipe, nessuno escluso, oltre che dai ragazzi. Il punto di forza che abbiamo individuato? Proprio il fatto che tutti sono trattati in modo uguale, senza favoritismi e senza pietismo. Come dovrebbe essere anche nella vita quotidiana di tutti i giorni. Responsabilizzando e insegnando a relazionarsi meglio con sé e con gi altri. E’ semplice? Nient’affatto. Ma è gratificante ed efficace. E, soprattutto, permette a questi ragazzi di riscoprirsi abili in una società che mette in risalto solamente la loro disabilità e non la loro persona.

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