Suoni, Emozioni, Significati
Stai cercando approfondimenti oppure sei indecisa/indeciso se leggere Suoni, Emozioni, Significati di Michel Imberty? Ecco un primo spunto che può esserti utile, tratto anche dall’esperienza quarantennale del metodo Esagramma, in applicazione alle teorie del musicologo.
Il dolore, la mancanza, la fragilità. Il limite. Costanti nella vita di bambini, ragazzi e adulti con disabilità.
Ma con la Musica il deficit può essere riscritto, recuperato, partendo dalla chiave simbolica che la mente attribuisce alla musica suonata e ascoltata. Attribuzione di senso che avviene in Musica con le stesse dinamiche che accadono nella psicoterapia, ma senza l’uso della parola.
Suonare e Ascoltare Musica
Comporre e ascoltare musica sono delle costanti nei percorsi “a metodo Esagramma” di Musica Inclusiva Orchestrale di Altravoce. Le due azioni permettono di rimodellare il proprio tempo, nonostante la disabilità. Ma cosa vuol dire?
Quando un ragazzo autistico suona “un solo pizzicato” al violino all’interno del setting semi-strutturato, sta già componendo, secondo Imberty. Per poterlo fare, per poter suonare, è necessario che lui abbia ascoltato la musica prodotta dal Gruppo Orchestra, primo fra tutti dal conduttore/conduttrice pianista.
Rimodellare il Tempo Interiore
In questo modo la persona fragile riesce a rimodellare il tempo interiore, a dare una nuova forma alla sua condizione ferita. L’interruzione, la sospensione data dall’intervento musicale che partecipa a un dialogo ricco e complesso è, infatti, valorizzato sintatticamente a seconda dell’opera suonata. Quel pizzicato, se preso da solo non avrebbe senso. In questo caso invece diventa un vero e proprio costrutto musicale poiché inserito all’interno di una struttura musicale di alto valore, come potrebbe essere l’”Ouverture” de “Il Flauto Magico” di Mozart.
Suonare, secondo Michel Imberty nel suo saggio “Suoni, emozioni e significati”, comprende più dimensioni: l’ideazione (di ciò che il ragazzo disabile deve suonare), l’esecuzione (ciò che sta effettivamente suonando – il singolo pizzicato, dicevamo), l’ascolto (in un modo o nell’altro, anche nei casi più gravi di disabilità intellettiva, l’ascolto è il senso che permette, precede o segue l’esecuzione).
Suoni, emozioni, significati
In questo processo, avviene dunque quella che Imberty chiama la riscrittura affettiva del tempo mentale.
Che cos’è esattamente?
La mente, anche quella ferita dalla vita, durante la musica suonata richiama <<schemi>>, dice Imberty, che possono essere dolorosi e felici, intensi e spensierati, riferiti al proprio vissuto, alla propria esistenza.
Licia Sbattella, contestualmente ci rivela che <<abbozzare un’armonizzazione, tentare una composizione, affinare un’orchestrazione>> – seppur con gesti estremamente semplici, che proprio una grave disabilità intellettiva può fare (ndr) – <<è qualcosa che va molto vicino al recupero di un’unità biografica della mente e delle sue parti condivise con altri>>. E’ la persona disabile che riesce a ricomporre le tessere del puzzle della propria vita, afflitta dal limite.
L’esperienza musicale inclusiva funziona perché è <<sorretto da schemi di composizione e condivisione (Sbattella)>> della musica stessa, vissuta e ascoltata in quel momento. Avviene un <<potenziamento affettivo>> che è sostenuto, sorretto, <<dall’enfasi cognitiva>> data dalla musica. Se la persona disabile si percepisse come una parete con tanti buchi scrostati, ecco che riuscirebbe con il tempo necessario e assolutamente personale – a riempire quei pezzi scrostati, grazie alla <<mente relazionale>> che si mette all’opera.
Musica Colta Vs Musica Pop
Imberty, in “Suoni, Emozioni e Significati. Per Una Semantica Psicologica della Musica” del 1979, identifica il secondo dopoguerra il periodo storico della spaccatura avvenuta tra il mondo della Musica Colta e quello della Musica Pop. Nei confronti della prima, tra le persone si è generata <<un’invincibile disaffezione>>. Il mondo dell’ascolto sociale, <<anche quello mediamente acculturato>> (Sbattella), prende le distanze da quello “colto”.
Cosa è successo?
Tradotto in soldoni: il fatto che ci sia sempre bisogno dell’ultima hit alla moda, determina una natura consumistica della musica – e dunque una bassa qualità compositiva e linguistica (in senso musicale). Questo,a sua volta, nell’ascoltatore genera un basso livello di affezione musicale (che non è da confondersi con “no ma guarda che a mio figlio piace tanto Jovanotti”). Differenza sostanziale, quella della bassa qualità, che invece abbiamo dai Grandi Autori sinfonici.
Perché l’Inno alla Gioia, è un successo ancora oggi?
Qualità, profondità e complessità del pensiero musicale sono i primi punti di partenza che, nella musica pop, per una questione strutturale, mancano.
E’ un po’ come se dicessimo: per costruire una cattedrale (qualità, profondità e complessità che dicevamo prima) non possiamo basarci sugli stessi metodi (compositivi, nel caso della musica) che utilizzeremmo per costruire un solo appartamento in periferia. E’ una questione, appunto, di struttura (dei linguaggi).
Quei tre fattori, invece sono sempre presenti nella musica colta. Beethoven è ancora oggi “valido” per la nostra mente, la nostra affettività, la nostra Vita, proprio perché ha costruito cattedrali musicali (usando il paragone che ci è stato utile prima per capire). E in quelle Opere, il nostro Io trova continuamente mondi infiniti (e sospesi) di esistere.
Assuefazione e assimilazione
Un’altra caratteristica molto importante per capire il duello culturale (che poi influisce sulla vita di tutti i giorni di ognuno) tra musica colta e musica pop è che la musica per essere fruita, ha sempre avuto bisogno, per Imberty di assuefazione e l’assimilazione. Questi due fattori solitamente, a tanti di noi mancano, poiché non abbiamo avuto l’educazione, il tempo, la voglia di approfondire nuove sonorità, più complesse.
Pensiamo, dice Michel Imberty, a cosa accade quando guardiamo un film. Siamo in grado di sostenere anche l’ascolto di musiche extratonali e sperimentali (spesso dissonanti dunque) proprio perché sono <<integrate nel contesto semantico della narrazione filmica>> (Sbattella). Quando invece ci ritroviamo ad ascoltare le stesse composizioni a un concerto ecco che le respingiamo.
Sei disponibile ad ascoltare ciò che la Musica ha da dire?
Imberty e Licia Sbattella concordano dunque sul fatto che per poter fruire di una musica complessa (e ricca simbolicamente) è necessario essere disponibili mentalmente. Solo così saremo disponibili affettivamente.
Si tratta di essere disponibili ad ascoltare ciò che la Musica ha da dire. Proprio come accade con le persone che incontriamo. Siamo disposti ad ascoltarle?
Oppure, caliamoci in un altro contesto. Hai mai assistito alle descrizioni di un critico d’arte (ad esempio Philippe Daverio nel famoso Passepartout) e – pur capendoci poco o nulla al primo ascolto di quelle parole, sei rimasta/rimasto disponibile ad avvertire/ascoltare ciò che l’esperto aveva da dirci?
Per Imberty, solo così la mente apre la strada all’apprendimento dei codici di quella sintassi di forme che, nel caso della musica, devono essere assimilate per dare un senso alla musica.
Con un ulteriore approfondimento su Imberty, il metodo Esagramma e Suoni, Emozioni e Significati, appuntamento alla prossima settimana.
Fabio Dalceri