ICF: Cos’è? Quanto è Utile con il Metodo Esgramma?
“ICF” che cos’è? E’ un acronimo ormai conosciuto tra i genitori di figli disabili. Mai come in questi anni, soprattutto dal fermento della Legge 112 sul “Dopo di Noi” si parla di Profilo Funzionale e la sua classificazione. La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute porta con sé un approccio positivo. L’ICF vuole fotografare le condizioni, le criticità e le attitudini della persona. L’intento è rendere “subito fruibile” ai diversi attori che ruotano intorno alla quotidianità di chi è fragile le informazioni importanti di quella vita.
Il problema è l’uso che se ne può fare. Ci si ferma a quanto scritto sulla carta, o si è capaci di andare oltre? E’ infatti opportuno conoscere realmente la persona – nonostante la sua disabilità – per darle nuove possibilità e opportunità.
La Musica Inclusiva Orchestrale che Altravoce offre a una persona con disabilità inizia con il Triennio. E’ rivolto principalmente a chi ha una disabilità medio/grave indotta o complicata da cerebropatie organiche o da insorgenze di tipo psicotico. Seguendo il metodo riabilitativo-terapeutico conosciuto come metodo Esagramma abbiamo quasi 40 anni di ricerca in campo di Musica e Disabilità.
Per tutte le età
Il percorso di Triennio di Musica Inclusiva Orchestrale è rivolto a bambini, ragazzi e adulti con disabilità mentale medio/grave. Fino al 2010 nella metodologia i percorsi erano rivolti prevalentemente a ragazzi con disabilità di età compresa tra i 14 e i 25 anni. C’è stato poi un ampliamento progressivo: dagli 8 anni fino ai 70 anni. Per alcuni progetti dedicati, Altravoce ha erogato formazione anche per bambini con disabilità dalla nascita fino ai 6 anni. Questo in collaborazione con numerose scuole d’infanzia e nidi ampliando l’approccio con la Music Learning Theory di Edwin Gordon.
Principalmente possiamo affermare che la fascia d’età per i percorsi di Musica Inclusiva Orchestrale non sia rigorosa. Ogni bambino, ragazzo e adulto ha i propri limiti e difficoltà e ne consegue una diversa evoluzione a livello riabilitativo ed educativo.
Qualsiasi condizione di disabilità è idonea alla partecipazione?
In generale sì.
L’ICF è utile ma noi guardiamo la Persona
Quando un nuovo bambino, ragazzo o adulto disabile arriva grazie al proprio genitore in Sala Orchestra per la prima volta, al Colloquio d’Ingresso, l’equipe di Altravoce rileva quali siano le condizioni generali d’idoneità individuate attraverso proprio questo primo appuntamento. Può essere presentato l’ICF, anche se il genitore si potrà chiedere realmente cos’è.
Quando pensiamo alle “condizioni di idoneità” NON pensiamo al fatto che quella persona possa avere o meno attitudine alla riabilitazione e NON pensiamo a profili o “inquadramenti” che specifichino a priori la gravità dell’handicap.
Su cosa si basa dunque l’accesso ai percorsi riabilitativi ed educativi a metodo Esagramma?
E’ utile chiedersi l’ICF cos’è? Innanzitutto è bene sottolineare che le classificazioni dell’handicap restano puramente indicative, nonostante il miglioramento del quadro d’analisi generale che l’ICF propone tra i vari professionisti. Le classificazioni ci consentono di leggere in modo relativamente differenziato quale sia la situazione di partenza e ci permettono di avere un primo accenno ai problemi e alle risorse che quella persona vive o può mettere in gioco, diventando un grande beneficio.
Cos’è l’ICF dunque? La classificazione della Disabilità e altri tipi di classificazione restano quasi esclusivamente un linguaggio comune, necessario nello scambio e nella comunicazione di tipo scientifico e sociale.
Ma dietro ogni persona con disabilità c’è sempre molto, molto di più.
Differenze attitudinali o inclinazioni vengono considerate come risorse di partenza
E’ frequente che un genitore non sappia quanto possa essere importante investire in qualità per la vita del proprio figlio disabile tramite la Musica Inclusiva Orchestrale. I dubbi solitamente riguardano il livello di disabilità del proprio figlio. Come può una persona con disabilità medio/grave e l’assoluta dipendenza dagli altri, suonare musica sinfonica con strumenti veri, come violini, violoncelli, contrabbassi, timpani, marimbe, percussioni e arpe?
E’ qui che l’equipe interviene e fa comprendere al genitore in che modo sia possibile apprezzare le indicazioni nosografiche dell’ICF, sbilanciate sulla determinazione di ciò che la persona con disabilità ‘può’ o ‘non può’ fare/apprendere. Se ci si fermasse solo a questo, avrebbero un ruolo condizionante durante l’esperienza educativa e riabilitativa. Metteremmo un veto, un limite, alle tante possibilità che quel figlio disabile può raggiungere.
Licia Sbattella, co-autrice del metodo Esagramma, infatti scrive: <<L’individuazione di una differenza attitudinale nei confronti del lavoro musicale non va percepita come una aggravante dell’handicap. La presenza di fattori attitudinali differenziati – a tutti i livelli – è da riconoscere allo stesso identico modo che per tutti quelli in età evolutiva – con limitazioni intellettive e psichiche – che appartengono o apparterranno al percorso riabilitativo>>.
Oltre l’ICF, qual è il potenziale disponibile di quella persona con disabilità?
Durante il lavoro psicopedagogico ad Altravoce ci interessa, dunque, partire da una buona analisi tenendoci assai lontani dai pregiudizi, anche se quel profilo è stato elaborato da uno psichiatra. Attenzione: noi elogiamo il lavoro di tale figura e, grazie alla decennale esperienza metodologica in ambito di musica e disabilità mentale, supportati dai risultati che migliaia di famiglie hanno conseguito con il metodo Esagramma, possiamo essere un punto di riferimento fondamentale della quotidianità di quel ragazzo disabile.
L’obiettivo è infatti una possibile integrazione delle risorse già disponibili per la persona fragile. In questo modo l’equipe riesce a formulare delle <<ipotesi di attitudini realmente elaborabili>> ed è in grado di <<valutare la soglia di potenziale disponibile in rapporto ad una strategia educativa globale>>.
E’ solo così che, da un lato, potenziamo il livello di impegno musicale di quella persona; e solo così le permettiamo di elaborare molti dei suoi vissuti: grazie alle attitudini della persona disabile.
Katherin Sanchez