Centri Estivi e Disabilità: La Situazione Italiana
Non si sente parlare spesso di centri estivi e disabilità. I ragazzi fragili sono spesso ignorati quando la scuola termina. Le strutture convenzionate richiedono cifre esorbitanti fino a 4mila euro al mese.
Ogni anno, molte famiglie si ritrovano a fronteggiare le stesse problematiche a causa della mancanza di educatori specializzati e delle rette estremamente elevate.
Alcuni genitori non possono recarsi al lavoro per assistere i propri figli; altri si sono ingegnati per trovare soluzioni autonome e senza aiuti per l’estate.
Ilfattoquotidiano.it ha intervistato diverse persone per raccogliere le loro testimonianze.
La fine dell’anno scolastico rappresenta un momento delicato per le famiglie che hanno un figlio con gravi disabilità, in quanto l’iscrizione ai centri estivi comunali spesso comporta difficoltà.
Si tratta di una situazione che coinvolge migliaia di nuclei familiari. La mancanza di educatori specializzati per un’assistenza adeguata e le richieste economiche aggiuntive sono molto elevate rispetto alle tariffe standard. Questo dovrebbe essere un servizio garantito e di competenza dei Comuni.
Disabilità e discriminazione
Inoltre, ci sono casi in cui il minore disabile viene respinto “per motivi di sicurezza”, che costituisce una chiara discriminazione.
Secondo la legge 67 del 1 marzo 2006, si parla di discriminazione diretta quando una persona è trattata in modo sfavorevole per motivi legati alla disabilità, mentre la discriminazione indiretta si verifica quando una disposizione mette la persona disabile in una posizione svantaggiata.
Il problema è diffuso in tutta Italia, come testimoniano le diverse esperienze delle famiglie riportate su numerose testate giornalistiche.
La mancanza di servizi estivi dedicati è un problema che non ha mai trovato soluzione.
L’Esperienza di Diego
Ilaria Lepore, la madre di Diego, un bambino di 9 anni con paralisi cerebrale infantile, vive a Gorgonzola con la famiglia.
Avendo entrambi i genitori bisogno di lavorare, cercano assistenza specialistica per il centro estivo del figlio. La risposta arrivata dal Comune è schiacciante: solo 4 settimane di assistenza personale su 13 settimane sono disponibili, con un vincolo obbligatorio solo entro il 31 luglio.
Ciò lascia la famiglia scoperta per agosto e la prima metà di settembre.
Per garantire la partecipazione del figlio al centro estivo quindi i genitori dovrebbero pagare un educatore specializzato privatamente. Il costo del servizio è di circa 4 mila euro al mese, una cifra che la famiglia non può sostenere.
Non avendo parenti disponibili per l’aiuto e non potendo permettersi una spesa così elevata, la famiglia ha dunque dovuto trovare una soluzione alternativa da sola.
Ilaria ha dovuto prendere quattro settimane di ferie per assistere suo figlio, aumentando lo stato di agitazione, ansia e senso di frustrazione che già vive il resto dell’anno.
L’Esperienza di Ottavia
La storia di Ilaria e il piccolo Diego non è l’unica a riguardo. Sono molte le famiglie a riportare il disagio con cui sono costrette “a fare in conti” durante le vacanze estive.
Un altro esempio è quello raccontato da Ottavia Palumbo, madre di un ragazzo autistico, che conferma queste difficoltà.
Raccontando la sua esperienza, emerge la fatica di dover provvedere autonomamente alla gestione del figlio, a proprie spese, per garantire al ragazzo un periodo di vacanza sereno.
La mancanza di risorse è un ostacolo importante, di grande rilevanza e il territorio deve migliorare la partecipazione alla vita sociale.
La donna evidenzia come i campi estivi siano spesso inadatti ai loro figli, che necessitano di bisogni specifici. Per questo motivo, la signora Ottavia ha preso in considerazione l’idea di rivolgersi ad una struttura riabilitativa residenziale specifica.
Mancanza di professionisti nei centri estivi
Tuttavia, il principale problema che emerge è la mancanza di qualità e professionalità del personale dedicato al sostegno dei bambini con disabilità nei centri estivi. La maggior parte delle figure professionali presenti non ha un titolo specifico o esperienza sul campo.
Luciana Zecca, la presidente dell’Associazione nazionale genitori di figli autistici di Lecce, sottolinea proprio questo aspetto.
Nonostante esistano enti, spesso privati, che organizzano campi estivi accessibili ai ragazzi fragili, l’associazione da lei presieduta incontra difficoltà a trovare sul territorio operatori ed educatori specializzati e la giusta attenzione da parte delle amministrazioni locali.
Secondo Alberto Belloni, referente per il coordinamento Regione Lazio dei Presidenti di Consiglio di istituto, sono necessari maggiori investimenti nella formazione di educatori specializzati per poter garantire l’inclusione dei minori con disabilità nei centri estivi.
Attualmente, il problema riguarda soprattutto i disabili intellettivi tra i 10 e i 15 anni, e non esiste alcun contributo ad hoc per le famiglie con minori disabili. L’offerta è sempre più insufficiente, e la domanda in aumento è difficile da sostenere senza nuove risorse da destinare.
I centri estivi pubblici e quelli convenzionati non mettono quasi mai a disposizione un assistente dedicato ad un bambino con disabilità grave per tutte le ore di frequenza, e per i figli che necessitano di un rapporto 1 a 1, i costi ammontano intorno almeno ai 50 euro al giorno.
Belloni invoca il potenziamento dei servizi educativi e sociali locali, con semplificazioni burocratiche e operatori specializzati pronti a gestire situazioni di grande fragilità, perché meno si investe nelle politiche sociali inclusive sotto i 18 anni, maggiori saranno le spese per le casse pubbliche una volta che questi diventeranno adulti.
Altravoce e la formazione degli educatori
Ad Altravoce crediamo che la formazione di qualità dei nostri professionisti sia fondamentale per garantire un lavoro di eccellenza.
Il nostro Triennio di Musica Inclusiva Orchestrale, basato sul metodo Esagramma in unione con la tecnica ABA, garantisce un’esperienza inclusiva fin dal momento dell’iscrizione.
Non è richiesto alcun tipo di competenza musicale pregressa, basta dimostrare anche un timido interesse per gli strumenti orchestrali per poter iniziare un lavoro efficace.
Grazie alla musica, si parte alla scoperta di nuove potenzialità e si raggiungono traguardi importanti. Parliamo di affinamento delle capacità di riconoscere, esprimere e controllare le proprie emozioni, l’integrazione con il gruppo e l’ascolto dell’altro per una sintonizzazione emotiva e la condivisione di obiettivi.
Attraverso questo percorso, è possibile sperimentare gli strumenti “veri” dell’orchestra sinfonica, acquisendo al contempo un senso pratico di responsabilità.
Il punto di forza di questo percorso, rivolto a persone con autismo, disabilità intellettiva e sindromi genetiche rare senza distinzione di disabilità, consiste nel trattamento uguale per tutti, senza favoritismi o pietismo, favorendo la responsabilizzazione e l’apprendimento di abilità relazionali con sé e con gli altri.
Non è un percorso semplice, ma gratificante ed efficace nella riscoperta delle abilità possedute, spesso messe in secondo piano in una società che si concentra unicamente sulla disabilità.
Dott.ssa Silvia Patroni