Musicoterapia e Grecia Antica. Come Era Utilizzata La Musica Nelle Civiltà
La concezione di Musicoterapia come disciplina scientifica si sviluppa in tempi relativamente recenti. Siamo nell’Inghilterra del XVIII secolo quando il medico e musicista londinese Richard Brocklesby scrisse il primo trattato di Musicoterapia, dando il via all’interesse verso la disciplina. L’uso della musica a scopi terapeutici è però documentato già in numerose civiltà del mondo antico, in particolar modo nella Grecia antica. Essa si trova inserita prevalentemente in modelli di pensiero magico-religiosi o sciamanici che è però importante analizzare.
Musica E Medicina Nelle Civiltà Antiche
Per analizzare questo fenomeno bisogna partire da una premessa: musica (suono organizzato) e medicina erano strettamente legate. Talvolta, a queste, andava aggiungendosi anche la sfera religiosa, espressa nella spiritualità e/o nella mitologia.
Nelle civiltà primitive sappiamo come la guarigione passasse attraverso il rituale. Per “rito” o “rituale” si intende un insieme di atti o pratiche codificati da norme. Spesso alla base dello stesso rito vi era la Musica, in un contesto caratterizzato dall’unione di ritmo, suoni e sostanze di origine vegetale e naturale. La presenza della danza e l’uso di parti del corpo (come l’addome, luogo dove il bambino ode i primi suoni) a mo’ di strumento indicano una partecipazione totale, diretta e coinvolgente alla pratica terapeutica affidata alla musica. In alcune società tribali, il suo potere trascendeva nella sfera simbolico-magica e religiosa: si riteneva potesse mettere in contatto con gli spiriti maligni ritenuti causa delle malattie. La musica si configurava quindi come un mezzo terapeutico non indirizzato all’individuo malato, ma allo spirito (o al dio irato) ritenuto causa delle malattie.
Anche nell’antico Egitto la Musica intrecciava la medicina, divenendo un’alleata. La Musica era inoltre considerata dono del Dio Thot e subito usata dalla Dea Iside per civilizzare gli esseri umani. Associata a stati d’animo positivi, il suo nome era infatti “hy“, che possiamo qui tradurre con “beatitudine”, “immensa gioia”. Erofilo, il famoso fondatore della grande scuola medica alessandrina, regolava la pulsazione arteriosa utilizzando le scale musicali. Egli creò un sistema di sfigmologia (studio di frequenza, forza, ampiezza del polso) correlando il polso con il ritmo
musicale, secondo le teorie di Aristosseno di Taranto.
MusicoTerapia Nell’Antica Oriente
Nell’Antica Cina il primo testo medico sull’argomento, (Il Classico di Medicina dell’Imperatore Giallo), venne scritto 2.300 anni fa e recenti studi hanno confermato come la musicoterapia cinese produca tutt’ora benefici in alcune malattie:
- abbassa la pressione
- riduce l’ansia
- aumenta la concentrazione
- stabilizza il battito cardiaco
Tutto era basato sulla correlazione di note musicali, elementi e organi interni. Si pensava che la Natura, quindi la materia, fosse composta da 5 elementi: legno, fuoco, terra, metallo e acqua, . A ciascuno di questi elementi corrispondeva una nota della scala pentatonica (jiao, zhi, gong, shang e yu – paragonabili a mi, sol, do, re e la) e un organo interno (fegato, cuore/sangue, milza, polmoni, reni). Gli strumenti più utilizzati erano i tamburi, il gong, i flauti e la cetra.
Essi credevano che la Musica potesse portare ad una armonizzazione dell’anima e apportare benefici addirittura impossibili alla medicina. Per comprendere quanto queste due sfere siano legate, basti pensare al fatto che il carattere cinese che indica la parola “musica” è alla base di quello che significa “Medicina” (vedi foto).
Con la civiltà cinese compare anche la triade musica-medicina-numerologia.
L’Importante Apporto Dell’India
In India nascono i concetti fondamentali per la musicoterapia. Il più rilevante è il principio per cui non esiste separazione tra uomo e universo. L’equilibrio alterato dalla malattia può essere quindi ristabilito attraverso azioni esterne riequilibratici: tra queste la musica.
Alla base dell’idea troviamo lo studio della vibrazione. Gli Indiani sono stati in questo ambito dei pionieri e dei grandi maestri. Consideravano l’intero creato (uomo incluso) energia sonora, quindi vibrazionale, in movimento (nāda). Vibrazioni a scapito di materia e particelle, teoria che trova conferma nella moderna fisica quantistica.
La Musica Classica Indiana si è sviluppata circa 7000 anni fa al fine di ricreare le vibrazioni naturali che attraversano e costituiscono l’Universo. La pratica indiana più vicina alla nostra definizione di “musicoterapia” è quella nel Nada Yoga (Nada: suono, ma anche suono muto e vibrazioni – Yoga: Unione). Non abbiam date certe circa la sua nascita e le informazioni a riguardo sono reperibili nell’ “Hatha Yoga Pradipika” e nei testi vedici. Questa pratica utilizza la voce e il suono per ristabilire equilibrio ed armonia tra corpo, mente e spirito. Si tratta di una tecnica yoga incentrata sul suono che mira a riportare l’unione tra la mente dell’individuo e la coscienza cosmica. Essendo l’Universo concepito come pura vibrazione, riportare l’energia corporea in allineamento con la sua vibrazione naturale non poteva che essere considerato benefico.
Dato per assunto questo, è anche facile comprendere il motivo del ruolo fondamentale assegnato ai suoni nella guarigione. Il nostro corpo è costituito in larga parte da acqua, elemento attraverso cui le vibrazioni passano più velocemente. Per il principio di risonanza, una vibrazione con determinate caratteristiche stimolerà in un determinato modo ogni cellula del nostro organismo apportandovi un beneficio specifico.
Musicoterapia Nell’Antica Grecia
Con il sorgere della grandiosa civiltà Greca abbiamo anche le prime testimonianze scritte occidentali, anche se spesso frammentate e di difficile interpretazione, sulla considerazione e l’importanza della musica. Anche nel mondo greco la Musica era considerata un rimedio al confine tra magia e medicina, in grado di curare sia il corpo che l’anima, oltre ad avere un ruolo importante nella costruzione della personalità. Troviamo questo attestato da varie fonti, sia letterarie che filosofiche, nonché in trattati di musica redatti a posteriori.
Dai poemi omerici (VIII secolo a.C. – Achille si calma suonando la phorminx, viene intonato un canto per far smettere di sanguinare una ferita di Odisseo), passando per Pitagora, Aristotele e Platone, fino a Quintiliano nel “De Musica” (II secolo d.C.), numerosi sono i riferimenti all’importanza della musica:
- nell’educazione dei giovani
- nella vita morale degli individui,
- nella cura delle ferite di corpo e anima
- nelle persuasione
Questa concezione è ampiamente supportata dal mito. Anfionele, suonando la lira, fa muovere le pietre fino a comporle per formare le mura di Tebe; La musica di Orfeo attrae oggetti inanimati, animali e persone e riesce a commuovere e persuadere il Dio degli inferi. In nome della duplice “faccia” della musica, essa era addirittura associata a due dèi. Da un lato le veniva attribuita la capacità di sopprimere le passioni e i desideri umani, al fine di essere usata come strumento morale ed educativo. Questo era l’attributo della musica di Apollo, dio cui – è bene ricordarlo – era attribuita anche la Medicina . D’altra parte, suonando determinate armonie, si pensava essa potesse influenzare la parte più “animale” dell’uomo, stimolandola fino al raggiungimento della catarsi e della depurazione dallo stesso sentimento negativo evocato. In questo caso era Dioniso a soprassedere.
Centralità Della Musica
La musica andava a trovarsi al centro non solo della medicina, ma anche della vita sociale e civile, con valenza educativa. La riflessione platonica costituisce la prima articolata analisi filosofica delle relazioni tra anima, corpo e musica e incorpora le precedenti teorie Damoniane e Pitagoriche. La base è sempre quella secondo cui il mondo sarebbe costituito da principi armonici cui l’Uomo, per stare bene ed essere buon cittadino, deve allinearsi.
Ne “La Repubblica”, Platone afferma che melodie specifiche stimolano stati d’animo specifici e possono essere rilassanti o suscitare il lamento, che alcuni gruppi di suoni hanno una funzione educativamente positiva mentre altri devono essere esclusi dall’educazione dei giovani.
I progetti di educazione musicale elaborati nella “Repubblica” e nelle “Leggi” si basano sull’idea che la musica possa rappresentare specifici contenuti emotivi ed etici (coraggio, temperanza) e indurre l’anima ad
acquisirli. La musica è un potente strumento per modellare la sensibilità dei cittadini, attraverso una sottile operazione di persuasione.
Anche Aristotele riprende questa concezione. Amplia la gamma di musiche e armonie utilizzabili alla cura, integrando quelle che da Platone erano considerate come aventi effetti deleteri sull’anima quindi inadatta a espletare funzioni educative. Questo avviene grazie alla teoria della “catarsi”. La catarsi si basa sull’idea che le musiche che provocano un’eccitazione estatica possono comunque contribuire al buon equilibrio dell’anima. Questo perché, sollecitando emozioni negative permettono all’interessato di sfogarle per poi ritrovarsi purificato dalle stesse.
Musicoterapia Oggi
La World Federation of Music Therapy (Federazione Mondiale di Musicoterapia) nel 1996 diede la seguente definizione:
“La musicoterapia è l’uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con un utente o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione, l’apprendimento, la motricità, l’espressione, l’organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell’individuo in modo tale che questi possa meglio realizzare l’integrazione intra- e interpersonale e consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico.”
Ad oggi, sappiamo che la musica può aiutare a ritrovare lo stato originario di benessere. Facilitando l’espressione delle emozioni, può essere consapevolmente e con successo impiegata per migliorare la qualità di vita.
La Musicoterapia è quindi una disciplina specialistica che utilizza l’espressione musicale quale forma di comunicazione non verbale. Essa è in grado di esercitare effetti favorevoli sulla sofferenza collegata a una malattia ma è una validissima proposta per la stimolazione e lo sviluppo di funzioni importanti, quali l’affettività, la motricità e il linguaggio.