Dislessia E Laurea: La Storia Di Martina
La dislessia è un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA), così come discalculia, disgrafia e disortografia. Questi disturbi sono classificati come disturbi del neuro-sviluppo e riguardano la capacità di leggere, scrivere e calcolare in modo corretto e fluente. Generalmente si manifestano con l’inizio della scolarizzazione e possono causare non pochi problemi. Non solo nell’ambito dell’apprendimento e della resa scolastica, ma anche in quello umano e psicologico. Tra gli atteggiamenti più diffusi, vi è sicuramente la mancanza di comprensione e di empatia di insegnati e compagni. Il primo impatto, soprattutto inizialmente quando ancora non vi è diagnosi, porta spesso gli insegnati a considerare il\la bambino\a come pigro, incapace, disattento, maleducato, disinteressato. Inutile dire quanto questo va a ledere l’autostima della persona che non solo deve convivere con la difficoltà, ma anche con il giudizio di persone esterne.
Oggi vogliamo però raccontarvi la storia esemplare di una ragazza, Martina, dislessica, che dalle difficoltà non si è lasciata abbattere. Aveva un sogno: laurearsi. E questo sogno è finalmente diventato realtà.
“Da Ultima Della Classe a Laureata”
“Felicemente dislessica”, così inizia a raccontarsi Martina. Martina Testini è una ragazza di 25 anni, abita a Vignanello (Viterbo) e il 4 ottobre si è laureata all’istituto universitario “Progetto Uomo” di Montefiascone. Il primo passo per puntare al lavoro dei suoi sogni: essere educatrice.
Già in prima elementare ha dovuto far fronte alle difficoltà di apprendimento. E fin dall’infanzia le stesse frasi: “sei intelligente ma pigra”, “non ti applichi”, per poi passare a “il liceo non fa per te”, “non riuscirai ad affrontare l’Università”.
Mi dicevano che non sarei stata in grado di finire l’Università. Invece sono riuscita a realizzare il sogno di laurearmi, vincendo prima di tutto la battaglia con me stessa
Dislessia: Difficoltà Ed Emozioni
Martina si racconta. E parla sì di difficoltà, di sogni spesso infranti, di voti bassi e di sentimenti negativi. Deacrive questa sensazione come un mostro dentro di sé, alla pari di un buco nello stomaco. Ammette che anche trovare le parole per descrivere tali sensazioni è difficile. Ma, soprattutto, riconosce che dietro ciascuna sensazione e difficoltà, vi era una emozione. Ed è proprio dall’analisi delle sue emozioni che trova la forza di volontà necessaria a coronare il suo sogno. Analisi di sé stessa, comprensione, accettazione. Ecco le parole chiave per riuscire a far emergere tutte le potenzialità necessarie ad affrontare un percorso di studi in presenza di dislessia. E proprio da questo processo nasce la sua tesi: “Dare voce alle emozioni, aspetti emotivo-emozionali nel bambino dislessico”.
Non è facile, ovviamente. Ci vuole coraggio, supporto, forza d’animo. Forza che molti, purtroppo, non hanno più dopo anni di difficoltà, prese in giro, scarsi risultati.
Purtroppo non tutti gli studenti dislessici credono nei loro sogni, molti di loro si sentono demoralizzati o per un voto o per un professore o semplicemente perché provano delle emozioni che impediscono loro di affrontare l’anno serenamente.
Alla luce di questo, forse tutti dovremmo imparare a dosare le parole, a non giudicare, a comprendere. E questo può avvenire solo attraverso la sensibilizzazione e la conoscenza. Anche per questo Martina ha scelto di raccontarsi, per rendere noto al mondo che la dislessia, per quanto costantemente presente, non è un ostacolo insormontabile come ci viene insegnato. E non pregiudica il futuro di uno studente, se trattata nel dovuto modo, infatti…
Essere un DSA Non Significa Perdere A Tavolino!
Se c’è una cosa che ho capito nel mio percorso di studi è che essere un DSA non significa perdere a tavolino, ma avere le stesse capacità degli altri e per vincere qualsiasi battaglia basta trovare la propria strategia.
Non leggere in modo fluido, confondere le lettere, non riuscire a fare calcoli mentali. Questo ciò che comporta un disturbo specifico dell’apprendimento. Difficoltà che si aggravano in una situazione di stress, quale può essere la lettura forzata ad alta voce davanti alla classe intera. Ma è sempre importante rimarcare che avere un disturbo specifico dell’apprendimento non ha a che fare con una “mancanza di intelligenza”. Tutt’altro. Uno studente con DSA, spesso ha “solo” bisogno di più tempo per organizzare lo studio, prendere appunti, leggere o produrre un testo. La possibilità di utilizzare alcuni strumenti accompagnata a dei semplici accorgimenti possono portare la persona ad essere in grado di affrontare in modo efficace il proprio percorso universitario.
Inclusione è anche questo: comprendere che non esistono tempi uguali per tutti, né metodi di studio universali. Accettare le differenze, più o meno evidenti che siano, significa rispettare il diritto dell’altro a realizzarsi. E questo è il primo passo per una vita libera, indipendente e soddisfacente.
Quindi credete sempre in voi stessi, credete ai vostri sogni, non mollate. Perché tutti possono farcela, indipendentemente dai giudizi che si ricevono.