Musica e Depressione
La Musica e la Musicoterapia Orchestrale possono davvero contribuire a superare la depressione? La depressione è legata alla propria identità personale?
Partiamo da un primo punto: consideriamo che grazie alla musicoterapia una ragazza di nome Lara è riuscita a migliorare la sua qualità di vita. E’ diventata consapevole delle sue emozioni. Prima dell’esperienza clinco-musicale pensava che in nessun modo le emozioni fossero importanti per andare avanti nella vita. E non dava nemmeno peso alla propria identità personale. Per lei bastava solo l’essere ragionevoli. La Musica l’ha aiutata ad abbattere i muri tra cuore e cervello, entrando in un mondo nuovo per lei: la scoperta e definizione della propria identità.
Il problema dell’assenza d’identità personale
Il non sapere chi siamo può trarre diversi problemi a lungo termine. Una persona senza identità personale si lascia trascinare dalle scelte e dalle opinioni degli altri. Diventare vittima della propria mente ci porta direttamente a contatto con tanta tristezza e dolore emotivo.
Nell’adolescenza questo è un grande e frequente problema, ma succede anche negli adulti..
L’adolescenza è una fase della vita molto complessa e delicata in cui serve tanto aiuto da un punto di vista emotivo perché si diventa insicuri, con paure e preoccupazioni che tante volte gli adulti non comprendono.
Gli adolescenti hanno bisogno di socializzare, stare con gli amici e confrontarsi per difinire la loro identità personale. Ma il confronto deve accadere anche con gli adulti che fanno parte della vita di quell’adolescente! Ed è per questo che in questi ultimi anni di pandemia sono aumentati i casi di depressione tra gli adolescenti, perché sono diminuite le opportunità per conoscere se stessi (lontano dagli smartphone).
Ma ritorniamo alla storia di Lara, “vittima” di sé stessa e di quello che potremmo definire un suo “naufragio emozionale”. <<I giorni erano bui, neri, mi sentivo intrappolata senza via d’uscita e speranza. Ero in depressione.>> – spiega lei.
Il problema?
La mancanza dell’identità personale. Lei, timida come carattere, si faceva guidare dell’esperienza degli altri e accettava tutto quello che le si veniva detto, senza alcuna esitazione. Dopo una terapia con la Musica, Lara è riuscita a lavorare su sé stessa e di conseguenza ha contribuito alla definizione della sua identità.
Emozioni, musica e depressione
L’articolo Identità e musica ce lo spiega così: La musica mette in gioco una carica altissima di emotività, che costringe a mettersi in relazione con i propri sentimenti, una sfera delicata e difficilmente raggiungibile in altri modi: ad esempio, a volte, solo con la psicoterapia non si raggiungono gli stessi risultati che potremmo avere con la musicoterapia, soprattutto se Musicoterapia Orchestrale. Affinché la musica contribuisca alla definizione della propria identità personale, essa trasmette degli stimoli. A seconda della struttura dell’attività musicoterapeutica la nostra mente reagisce con una o più condotte di ascolto: ricordare, associare, fantasticare, analizzare.
Nel caso di Lara gli psicologi facevano diverse terapie insieme ad altri giovani. E, in due anni, è stata una sola sessione di terapia con musica (musicoterapia passiva) che ha aperto queste porte alla mente di Lara. Lei dice: “abbiamo chiuso gli occhi e per 15 minuti ci facevano ascoltare musica senza testo, solo strumenti, diversi ritmi e melodie, una dopo l’altra. All’inizio ho pensato che non servisse, invece anche se sono passati ben 10 anni, mi ricordo le emozioni provate in quel momento della mia vita. Quando la sessione era ormai finita sentivo rabbia, ira, e tristezza, piangevo ma allo stesso tempo mi sentivo arrabbiata. Non capivo il perché erano venute fuori quelle emozioni. Ma gli psicologi sì. Grazie alla musica avevo collegato le mie emozioni alla mia mente. Riuscivo a capire me stessa.”
La musica per capire se stessi, per definire la propria identità
<<Una volta abbattuti i muri che separavano la mente razionale dalle emozioni, mi sentivo sollevata, con un peso in meno sulle spalle – continua lei – ed era giunto il momento di lavorare allo sviluppo della mia identità personale: Chi sono? Chi mi piacerebbe essere? Come mi piacerebbe che mi vedessero gli altri? La musica è stata un’esperienza decisiva per la mia riabilitazione, mi aveva liberato della depressione.>> Se Lara non fosse passata per quell’esperienza, forse non sarebbero bastati due anni a migliorare la sua qualità di vita.
Certo, la musicoterapia passiva – dove ci limitiamo ad ascoltare – è ben diversa dalla Musicoterapia Orchestrale, che è invece di tipo attivo. Quest’ultima ha risultati molto più concreti poiché proietta la persona fragile all’interno di un progetto di vita, oltre al fatto che suona musica del Grande Repertorio con strumenti veri.
La musica aveva aiutato Lara non solo a connettere le emozioni con la mente, ma anche a capire sé stessa per poter reagire di conseguenza. Da quel momento aveva scoperto il potente effetto che ha la musica sulla psiche e da allora in poi continua a fare terapia con la musica per capire sé stessa.
E cosa accadrà nelle situazioni in cui la persona fragile non parla e dunque il verbale è inefficace o addirittura impossibile?
La musica viene in soccorso.
L’effetto della musica sulla depressione, oltre la disabilità
I Bambini con KCNQ2 (un’encefalopatia epilettica grave che comporta crisi epilettiche talvolta che resistono ai farmaci e causano disabilità intellettiva da lieve a gravissima) hanno difficoltà ad esprimersi verbalmente. Ad aiutare i genitori a entrare nel mondo di questi bambini c’è la musica. Potremmo parlare dei risultati del Triennio di Musica Inclusiva Orchestrale (a metodo Esagramma) di Altravoce ma abbiamo il piacere di raccontarvi anche di altre esperienze e realtà.
La dottoressa Nicoletta Lago, musicoterapeuta, intervistata da Epilessie Rare Alleanza spiega: <<La musica è un canale che permette ai bambini di esprimersi in un contesto dove non è necessario l’uso del verbale. Inoltre stimola entrambi gli emisferi cerebrali, il che ci permette di lavorare sul potenziamento e sul recupero di alcune funzionalità secondo le esigenze individuali, di quel bambino>>.
Ci sono tante esperienze che confermano questa affermazione, basta guardare quei bambini, ragazzi, e adulti con qualsiasi disabilità mentale di Altravoce che, con perseveranza e impegno, suonano gli strumenti veri: violino, contrabbasso, marimba, vibrafono… affiancati uno a uno da musicisti, psicologi, educatori e insegnanti dell’equipe di Altravoce.
Risultati che non avremmo mai ottenuto senza la meravigliosa arte della musica.
Katherin Sanchez