“Float”: il corto Pixar che racconta l’Autismo
Float è il corto della Pixar che racconta l’autismo, proponendo un messaggio di forte impatto emotivo. Prodotto nel 2019 e distribuito dalla Disney. Scritto e diretto dal regista Bobby Rubio, Float fa parte del programma Sparkshorts, serie di corti creati dagli Story Artists della Pixar.
Spesso sentiamo parlare di Autismo. Ma cosa è?
L’Autismo comprende un insieme di disturbi del neurosviluppo circoscritti all’interno della definizione di Disturbi dello spettro autistico, caratterizzati dalla presenza di comportamenti ripetitivi e stereotipati.
I tre deficit principali che caratterizzano questa sindrome sono:
- problemi nelle interazioni sociali;
- problemi nella comunicazione;
- modelli stereotipati e ripetitivi nell’ambito di comportamenti, interessi e attività.
E’ frequente (ma non capita a tutti poiché siamo tutti unici) che un bambino autistico possa meno incline a fare richieste o a condividere le proprie esperienze e possa essere più propenso a ripetere le parole pronunciate dagli altri (ecolalia). Chi soffre di autismo può mostrare deficit dell’attenzione o al contrario svilupparla in una maniera incredibile.
Quando ci immaginiamo un bambino autistico la mente ci rimanda a un bambino isolato, inaffettivo e spesso aggressivo. Ma non è così.
Dietro alla condizione di Autismo c’è molto altro.
Float: la paura del pregiudizio
L’autore nella pellicola racconta la sua storia e quella di Alex, suo figlio autistico, che nel corto diventa un bambino così speciale da saper fluttuare nell’aria.
Il corto si apre con il piccolo Alex che gioca in giardino con il papà. Quando il bambino vede un dente di leone, il papà lo coglie e soffia sulle sue spore lasciando che volino libere nell’aria. E’ proprio in quel momento che Alex comincia a volare in alto nel cielo, quasi a voler raggiungere le spore di quel soffione, mostrando il suo “superpotere”. Un superpotere, quello di Alex appunto, che il padre però fatica ad accettare.
Ecco che allora il volo di Alex viene bloccato dal papà, che non sa come affrontare il “superpotere” del figlio, davanti agli sguardi stupiti e perplessi delle altre persone. La paura del pregiudizio spinge Bobby Rubio a chiudersi in casa, affrontando da solo tutti i problemi del figlio, sottraendolo a qualunque tipo di relazione sociale.
Gli anni passano e Alex – che continua a fluttuare in casa – diventa impegnativo da gestire da solo. Così il papà, stanco dei “capricci” del figlio, decide finalmente di uscire con lui, tenendolo però legato ad un guinzaglio e mettendogli dei sassi nello zainetto come zavorra, in modo da nascondere a tutti il suo essere.
Float: quando l’Autismo supera il pregiudizio e diventa empatia
Ma nessun bambino vorrebbe essere lasciato da solo, nemmeno quello autistico. I bambini necessitano di contatto, di socialità, di vicinanza e di affetto.
Così Alex davanti a un parco giochi osserva sognante gli altri bambini giocare felici con i genitori, e in un momento di distrazione del padre prende il volo e si avvicina alle altre persone, impreparate ad accogliere la sua “diversità”.
Il papà imbarazzato corre subito a prenderlo per portarlo via e con tutta la sua durezza gli pone una semplice e dolorosa domanda:
<<Perché non puoi essere normale?>>
Float
Ecco che questa domanda crea una svolta inaspettata.
Alex cade in un mutismo raggelante e finalmente Bobby Rubio prende consapevolezza della situazione: il disagio iniziale del padre si trasforma in compassione, empatia e coraggio.
Rubio è finalmente pronto ad accettare il figlio nella sua totalità, andando oltre i pregiudizi che la società porta con sé, e insieme, padre e figlio, prendono il volo proprio come le spore di un dente di leone. Un volo magico che li rende finalmente felici insieme.
Il corto si conclude con una dedica finale:
<<Ad Alex, grazie per rendermi un papà migliore. Dedicato con amore e comprensione a tutte le famiglie con figli considerati diversi. >>
Float (guardalo qui) diventa così una piccola fiaba che rappresenta le emozioni e i vissuti di tutte quelle famiglie che hanno bisogno di coraggio per affrontare la disabilità dei propri figli. Ostacoli che sembrano insormontabili e fanno paura, ma che in realtà possono trasformarsi d’un tratto in un volo magico grazie all’aiuto dei vari professionisti presenti sul territorio.
Altravoce e il supporto ai genitori
Altravoce da anni si impegna per supportare le famiglie e i loro figli con disabilità, di qualunque età.
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dott.ssa Silvia Patroni