Disabilità Intellettive e Autismo: Sfide superate
Sia le disabilità intellettive che l’autismo hanno di simile che entrambi sono disturbi mentali che compromettono la sfera personale, sociale, scolastica e lavorativa della persona alla quale è stato diagnosticato il disturbo. Negli ultimi decenni, però, questi tipi di disabilità sono stati ampiamente influenzati dal progresso della ricerca e dei trattamenti medici e clinici. In quale ambito?
Nell’area della salute mentale. In cui si è vista un’impennata nella comprensione, con scienziati, professionisti e medici che hanno fatto passi avanti verso terapie e diagnosi migliori.
Più Conoscenza in Società, Maggiori Benefici Per La Persona Fragile
Questa maggiore conoscenza ha portato a una proliferazione di campagne di sensibilizzazione volte a educare il pubblico sulle disabilità intellettive e sul disturbo dello spettro autistico.
Inoltre, agenzie governative si sono adoperate per aumentare l’accesso ai servizi di salute mentale. Mentre le organizzazioni no-profit hanno mobilitato gruppi di sostegno per aiutare le famiglie ad affrontare interventi e trattamenti dei figli o parenti stretti con disabilità.
Oggi è possibile per persone con disabilità intellettive e autismo vivere una Vita di Qualità. Grazie appunto a queste diagnosi e ai trattamenti riabilitativi precoci come quello della musicoterapia orchestrale per bambini, giovani, persino per adulti. Basato sulla metodologia Esagramma (unica in Europa).
Alcune Strategie per Affrontare le Sfide
Abbiamo detto all’inizio che entrambe le condizioni (disabilità mentale e disturbo dello spettro autistico) hanno un impatto significativo sulla vita della persona. Queste comportano difficoltà nella:
- comunicazione;
- interazione con gli altri;
- apprendimento di nuove abilità;
- comprensione di compiti complessi.
Tuttavia, i professionisti in salute mentale hanno sviluppato numerosi modi per aiutare le persone affette ad affrontare queste sfide. Queste strategie includono piani educativi individualizzati progettati per aiutare la persona a raggiungere il proprio potenziale più elevato. Nonché programmi di sostegno come la terapia e la consulenza che forniscono uno spazio confortante per le persone che possono parlare delle loro difficoltà in un ambiente non giudicante.
Utilizzando queste tattiche, i professionisti in salute mentale si sforzano di creare opportunità significative per le persone affette da una disabilità mentale di condurre una vita indipendente e gratificante. O come ci piace chiamare: Una Vita Degna di Essere Vissuta!
Il Rischio di Semplificare le Capacità Mentali ed Emotive
In termini tecnici, sia le disabilità intellettive che l’autismo sono spesso caratterizzati da difficoltà nel padroneggiare l’elaborazione della modulazione e della risonanza. A causa della rigidità percepita di alcuni comportamenti. E senza un adeguato livello di complessità, queste persone rischiano di semplificare eccessivamente le loro capacità mentali ed emotive, portando così a una mancanza di esperienza simbolica significativa e all’incapacità di identificarsi accuratamente nel dominio delle relazioni formali e informali.
Tali livelli di frammentazione mentale rendono difficile per le persone colpite immaginarsi come adulti con autonomia, responsabilità e originalità. Di conseguenza, molte persone si trovano in difficoltà a livello interpersonale, in quanto il loro spazio mentale è limitato a causa di un’imprevista necessità di semplificazione, che riduce drasticamente lo spazio vitale sia a livello individuale che lo spazio mentale condiviso all’interno di una determinata relazione.
L’approccio terapeutico – educativo di fronte alle disabilità intellettive e autismo
L’interazione interpersonale ha chiaramente le sue complessità, in quanto la tendenza degli individui a rispondere agli stimoli angoscianti con l’evitamento, gli sconfinamenti o i tentativi di congelare il contesto condiviso spesso porta a un circolo vizioso. Ciò può comportare una grave limitazione e interruzione del piano simbolico (linguaggio, segnali non verbali e interpretazioni). Che può essere dannoso per l’immagine di sé e la sua progettazione. Tali difficoltà richiedono metodi e strategie di difesa più efficaci. Che possano aiutare le persone a navigare in queste situazioni difficili con maggiore finezza.
L’adozione di un approccio terapeutico per affrontare le sfide della comunicazione, invece di una prospettiva educativa incentrata sulla complessità strutturata e sull’intricatezza simbolica, può essere dannosa per tutte le parti coinvolte nel dialogo. Questo tipo di risoluzione non consente di stabilire percorsi a lungo termine che permettano agli interlocutori di sviluppare ruoli significativi l’uno con l’altro, né fornisce valutazioni accurate dei limiti in gioco o dà spazio alla risoluzione creativa dei problemi. Pertanto, affidarsi esclusivamente a soluzioni terapeutiche sarà in ultima analisi inadeguato per aiutare gli interlocutori ad acquisire una comprensione reciproca più completa nel tempo.
Ogni Persona ha il Proprio Modo di Comunicare, Indipendentemente della Disabilità
Attraverso un orecchio attento e un occhio osservatore, si possono cogliere i sottili segnali di comunicazione che le persone che vivono con un ritardo cognitivo emettono. Dalle esitazioni agli sguardi e alle allusioni, questi scambi rivelano un grido di comprensione e di accettazione. Questo si può notare nelle loro parole e nelle loro azioni, in quanto sembrano suggerire che se solo ci fosse qualcun altro con cui parlare, tutto scorrerebbe più liscio. Anche se ci sono alcuni comportamenti che non rientrano perfettamente nella nostra idea di ‘normalità’, è necessario riconoscere che tutti hanno modi di comunicare unici, indipendentemente da qualsiasi disabilità o diagnosi.
Il percorso condiviso di formare un confine tra impossibilità e ritiro – rispettando il limite e osando esplorare – rappresenta una sfida unica per gli operatori. In troppi casi, le persone coinvolte lottano per soddisfare le aspettative di un’altra persona senza ricorrere alla gratificazione affettiva o alle dichiarazioni di essere già in grado di fare qualcosa. Invece, gli approcci e le modulazioni nuove dovrebbero essere accolti. Perché possono portare a cooperazioni prestigiose e coinvolgenti attraverso l’imitazione e l’affiancamento – un aspetto che non dovrebbe essere trascurato in nessuna relazione o risorsa.
“Permettere alle persone con disabilità di vivere una vita degna di essere vissuta”
E’ questa la risposta che la nostra Presidente Silvia Franzoni dà alla domanda: qual è secondo voi la mission che spinge oggi terapeuti, educatori, musicisti, psicologi, a lavorare nell’ambito della disabilità?.
Perché,
“una persona con disabilità non “guarirà” dall’autismo, non “guarirà” dalla sindrome di Down… perché dalla disabilità non si guarisce.”
E questa risposta la vogliono dare ogni giorno gli operatori di Altravoce ai genitori dei figli fragili, ai “ragazzi” stessi, ai cittadini del territorio.
Altravoce (unica realtà in Valle Camonica abilitata e certificata ad offrire percorsi di Musica Inclusiva Orchestrale, ndr) ospita una varietà di bambini, giovani e adulti il cui comportamento può variare da timido ad assertivo.
Abbiamo giovani che non sembrano voler impegnarsi con gli altri – tendono ad essere più ritirati, quasi come se cercassero di passare inosservati. E dall’altra parte, ci sono persone che sembrano determinate nei loro tentativi di plasmare l’ambiente intorno a loro e di far sentire la loro presenza.
Altravoce crea un’atmosfera di accettazione per tutti i nostri allievi, a prescindere da quanto timidi o assertivi possano essere. Siamo orgogliosi di essere una comunità Inclusiva, dove tutti si sentono benvenuti e accettati.