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Il Blog di Altravoce Onlus

L’inclusione scolastica in Italia: storia, norme e sfide attuali

L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità è un principio fondamentale della scuola italiana, sancito dalla Costituzione.
Nonostante i progressi fatti negli ultimi decenni, ci sono ancora molte sfide da affrontare per rendere la scuola davvero inclusiva.

La Costituzione e i diritti degli studenti con disabilità

La Costituzione italiana protegge il diritto allo studio per tutti, compresi gli studenti con disabilità.
L’articolo 34 garantisce il diritto all’istruzione, mentre l’articolo 3 sottolinea che tutti i cittadini hanno pari dignità e sono uguali davanti alla legge, senza distinzioni.
L’articolo 38, poi, si concentra specificamente sulle persone con disabilità, riconoscendo loro il diritto all’educazione e alla formazione professionale.
A partire da questi principi, la Scuola italiana ha sviluppato una pedagogia inclusiva.
Ci sono state tappe fondamentali che hanno segnato questo percorso. L’abolizione delle scuole speciali e delle classi differenziali, con le leggi del 1971 e del 1977. Queste infatti hanno permesso agli alunni con disabilità di frequentare le scuole comuni.

Alcune persone sono d’accordo, altre si sono accorte che – come d’altronde avviene ancora oggi in Inghilterra (sempre molto avanti rispetto a noi sul fronte inclusivo) – ambienti dedicati alle persone con disabilità, se progettati e pensati bene, permettono uno sviluppo maggiore delle competenze della persona con fragilità.

All’opposto infatti c’è il classico esempio del bambino con disabilità mentale grave, inserito in una classe di altri 25 alunni (molti dei quali con Bisogni Educativi Speciali, ADHD ecc.) e l’insegnante (ancorché l’insegnante di sostegno) che non riesce a permettere quell’inclusione davvero fondamentale per il bambino disabile. Bada bene: non è “colpa” degli insegnanti. Qui si parla di contesto, di sistema, che non permette una reale inclusione secondo quanto quella fragile esistenza avrebbe. Ma torniamo a noi…

Le leggi principali sull’inclusione scolastica

Una delle leggi più importanti sull’inclusione è la Legge 104 del 1992, che stabilisce l’obbligo di rimuovere ogni ostacolo che possa limitare lo sviluppo degli studenti con disabilità.
La legge richiede alla scuola di fornire attenzione e cura particolari, per garantire che questi alunni abbiano le stesse opportunità di apprendimento dei loro compagni.
Nel 2009, il Ministero dell’Istruzione ha introdotto le Linee Guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità, basate su un modello che guarda all’interazione tra salute, ambiente e fattori personali.
Questo approccio considera la disabilità come un risultato delle condizioni di vita e delle relazioni sociali, non solo un problema medico.

Il Piano Educativo Individualizzato (PEI): utilità e problematiche

Il Piano Educativo Individualizzato (PEI) è uno strumento fondamentale per l’inclusione.
Viene creato su misura per ogni alunno con disabilità, con la collaborazione di insegnanti, famiglie e strutture sanitarie.
Il PEI, è uno strumento piuttosto “burocratizzato”: infatti capita spesso che non si usi quel materiale di ricerca (i dati inseriti nel PEI che riguardano il bambino disabile). E’ sì aggiornato ogni anno con l’intento di organizzare le attività scolastiche in base alle esigenze dello studente: dall’altra parte si scontra con la reale fattibilità. Docenti, genitori ed educatori al sostegno che dovrebbero coordinarsi tra loro come una vera e propria squadra di basket, ma che nella quotidianità, non fanno (per un problema strutturale).

Ad Altravoce, nel Triennio di Musica Inclusiva Orchestrale, a fronte di ogni ora vissuta qui dal ragazzo con autismo/disabilità intellettiva/sindrome genetica, ci sono 3 ore di ricerca psicopedagogica. Cosa vuol dire? Significa che tutto (soprattutto i budget) sono “spostati” sull’aspetto dell’analisi. E’ questo che permette, in fase esecutiva – con il ragazzo -, di andare dove a lui serve, con successo.
Nel 2020, un decreto ha standardizzato il modello del PEI per tutte le scuole italiane, mentre un nuovo decreto del 2023 ha migliorato il lavoro dei gruppi di lavoro per l’inclusione (GLO).
Questi gruppi, insieme agli insegnanti di sostegno, aiutano a creare ambienti scolastici inclusivi.

Le sfide attuali dell’inclusione

Nella Scuola italiana, dunque, nonostante i passi avanti, l’ultimo rapporto ISTAT mostra che ci sono ancora molti problemi.
Solo il 59% degli studenti con disabilità ha una continuità didattica, e il 66% non partecipa alle gite scolastiche (ovvero solo 3 su 10 riesce a farlo!).
Inoltre, il numero di insegnanti di sostegno è insufficiente, e spesso manca una formazione specifica.
Le scuole del Sud, in particolare, hanno meno risorse e strumenti rispetto a quelle del Nord, e ci sono ancora troppe barriere architettoniche nelle scuole italiane.

Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e Bisogni Educativi Speciali (BES)

Oltre agli studenti con disabilità, la scuola italiana si occupa anche di alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), come dislessia o discalculia.
La legge del 2010 ha introdotto il Piano Didattico Personalizzato (PDP), che garantisce a questi studenti strumenti compensativi per aiutarli a superare le difficoltà di apprendimento.
Nel 2012, il decreto sui Bisogni Educativi Speciali (BES) ha allargato l’inclusione a tutti gli alunni che hanno difficoltà, non solo legate a disabilità o DSA, ma anche a situazioni familiari o sociali difficili.

C’è ancora da migliorare..

L’inclusione scolastica in Italia ha fatto molta strada, ma resta ancora molto da fare.
È necessario continuare a migliorare la formazione degli insegnanti e rimuovere gli ostacoli che impediscono agli alunni con disabilità di partecipare pienamente alla vita scolastica.
Solo così si potrà costruire una scuola davvero inclusiva, dove ogni studente possa esprimere il proprio potenziale e sentirsi parte della comunità scolastica.

PS: prendete spunto da Altravoce 😛

Giulia Gaioni

Volontaria Altravoce

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