Il “noi e loro”
La distinzione in categorie è abbastanza frequente per non dire normale nel nostro modo di pensare. Questo è ancor più evidente quando ci si rapporta con il mondo della disabilità. La distinzione più frequente è l’uso di due espressioni, “noi” e “loro”. In questo modo si va a creare, pur senza volerlo una separazione sempre più netta tra la persona senza disabilità e quella che presenta qualunque forma di disabilità. La stranezza più grande, che mi fa sorridere, è che questo avviene spesso all’interno delle stesse famiglie in cui ci sono ragazzi con difficoltà. “Loro non sono come noi” sentiamo spesso dire.
Una cosa naturale ma…
Se ci penso però questa distinzione la utilizzo spesso anche io: “Voi bipedi non potete capire come ci sente quando con la sedia a rotelle ci si trova di fronte a una rampa di scale che impedisce l’accesso ad ufficio, o quando i mezzi pubblici non hanno la pedana per farti salire, o ancora quando arrivi in fondo a un marciapiede e non puoi scendere perché da quel lato si sono dimenticati di fare lo scivolo”. Di esempi in cui anche io uso questa espressione ne potrei fare a migliaia.
Non è tutto, il confronto e perciò la separazione in categorie a volte può avvenire anche tra noi disabili.
Ricordo, divertito, un ragazzo conosciuto anni fa, anche lui in carrozzina, che ogni volta che mi incontrava, con enorme soddisfazione, mi diceva: “Tu, Luca, sei molto più “handicappato” di me perché io parlo e mi muovo meglio.”
Mi chiedo:
perché etichettiamo persone o situazioni?
Lo facciamo quasi per esorcizzare tutto ciò che è diverso da noi, perché ne siamo spaventati e non sappiamo come comportaci in determinate situazione o con persone che non vivono o non si comportano nel nostro stesso modo.
Mi pongo però una domanda:
quali sono i parametri che fanno dire che una persona fa parte della “normalità”?
Se ci pensiamo non c’è nessuno che si può considerare del tutto identico a un altro. Ciascuno di noi ha delle caratteristiche uniche e sono proprio queste differenze che danno senso alle nostre relazioni. È proprio il confronto insieme alla condivisione delle nostre differenze che ci aiuta a crescere, a maturare e a diventare persone migliori.
In chi vive una condizione di disabilità le differenze sono soltanto più chiare ed evidenti, ma il discorso rimane valido.
Noi come “insieme”
Le distinzioni tra “noi” e “loro” continuano a creare in solco profondo di lontananza e metteranno sempre in luce gli aspetti negativi delle diversità. Se invece imparassimo a utilizzare soltanto “noi”, inteso come “insieme”, allora riusciremmo a trovare i punti di forza che si nascondono appunto nelle differenze che contraddistinguono ciascuno di noi e ci rendono unici e a nostro modo speciali, proprio come avviene nel lavoro sinfonico orchestrale qui ad Altravoce per le persone con disabilità.
Difficoltà affrontabili
Non solo, c’è un altro vantaggio che non considererei di poco conto, mettendo in pratica il “noi-insieme”, allora, anche le difficoltà che per uno solo risulterebbero insormontabili, diventerebbero decisamente più semplici da affrontare.
Approvare, non criticare
“Nella mia vasta esperienza di vita, negli incontri con parecchi grandi personaggi, non ho mai conosciuto nessuno, per quanto famoso e realizzato fosse, che non lavorasse meglio e non rendesse di più in un’atmosfera di approvazione piuttosto che di critica”. (Charles Schwab)