Musicoterapia Orchestrale: effetti e quotidianità
La Musicoterapia esiste: partiamo da una certezza. Ma la Musicoterapia funziona?
Quando i genitori vengono a conoscenza della nostra organizzazione e quindi decidono di prenotare il colloquio d’ingresso ad Altravoce (CLICCA QUI se vuoi prenotare il colloquio gratuito), si percepisce spesso una mancanza di percezione sugli effetti che questa disciplina può avere. Normalmente si pensa che sia “soltanto una specie” di corso di musica, o un modo per far passare la giornata a una persona con disabilità. In realtà, gli effetti a lungo termine della musica, combinata al metodo Esagramma, può fare realmente la differenza nella quotidianità di quel bambino o ragazzo con disabilità.
In che senso terapia con la musica?
Prima di tutto, la colpa di questo non è dei genitori che non sanno le cose, ma del mancato riconoscimento della professione del musicoterapista, con tutto quello che ne consegue. Purtroppo non sono noti a molti i risultati tangibili che la nostra disciplina ha dato – in termini di miglioramento della qualità di vita – e si viene spesso fuorviati dalla presenza della parola “terapia”. Infatti non possiamo parlare di terapia in senso medico, bensì di riabilitazione ed educazione attraverso la musica.
Può la musica curare la disabilità?
No, la Musicoterapia non cura le patologie che causano disabilità nei pazienti. Non curiamo la sindrome di Down come non guariamo le persone dall’autismo. Sarebbe assurdo affermare il contrario ed essere chiari fin dall’inizio così come in ogni momento del percorso di Musica Inclusiva Orchestrale, risulta fondamentale per il conseguimento degli obiettivi che ci si prefiggono in équipe e che vengono concordati con i genitori a favore del loro figlio disabile.
Obiettivi chiari, precisi e realistici
La musicoterapia o la musica funziona quando l’utente ha un miglioramento – anche minimo – in qualsiasi ambito. Può essere una nota suonata in più, l’abbandono di certi comportamenti negativi e limitanti per lui o gli altri, l’ascoltare in silenzio la musica, che prima o poi coinvolge tutti con la propria gentile, indolore ma potente onda d’urto.
Uscendo dall’ambiente orchestrale, può dirsi un successo importante se il ragazzo disabile si comporta in maniera più indipendente a casa o a scuola, magari usando in maniera più oculata e frequente un arto che prima sembrava dimenticato, oppure scoprendo addirittura abilità che non si pensava potesse avere. Questo può succedere grazie alla Musicoterapia Orchestrale, che permette ai ragazzi che frequentano il Triennio di utilizzare oculatamente il proprio corpo a seconda delle proprie capacità, tendendo nel tempo a superarle gradualmente.
Riabilitazione personalizzata
Nella mia seppur breve carriera ho visto purtroppo tante situazioni diverse, che talvolta sembravano irrisolvibili, ma ho anche toccato con mano il significato di riabilitazione. Ho visto persone partire con una quantità incredibile di maschere, giocando perennemente in difesa per paura di esporsi troppo, cambiare totalmente modo di rapportarsi a chi sta loro intorno, talvolta anche nei confronti della vita stessa, scoprendo sé stessi nel significato puro e profondo dell’essere.
Nei percorsi ho incontrato miriadi di sfumature di personalità eccezionali che ce l’hanno fatta, partendo da tante situazioni di vita e personali difficili: ragazzi disabili che hanno una disabilità contenuta ma problemi comportamentali importanti, oppure ragazzi con disabilità importanti ma che grazie alla forza di volontà cercano di compensare il gap. In entrambi i casi, la Musica Inclusiva, come un tuono, irrompe sulla monotonia limitante data dalla patologia di cui queste persone soffrono. La musica diventa per loro il mezzo con il quale sconfiggere il mostro che gli si annida dentro e che sussurra loro continuamente “tu non puoi farcela”. Quando inizia una seduta di Musicoterapia Orchestrale, questa voce diventa più fioca, perché oltre agli utenti anche gli educatori e il conduttore si alleano in questa battaglia importante per l’indipendenza e la realizzazione personale.
Quindi anche mio/a figlio/a ce la può fare?
Possiamo dire che un tocco ben piazzato al timpano, un movimento in più con la mano, un’arcata al violino, una maggiore indipendenza nell’essere musicisti sonanti o un pizzicato particolarmente sonoro all’arpa risultano come strumenti efficaci contro il limite – e soprattutto è sensazionale vedere come questo si possa metaforicamente tradurre con un urlo gigantesco: “IO POSSO FARCELA!”. Eh sì, ce la farà sicuramente – portando un successo incredibile a tutti.
Quindi chiudiamo con un’altra certezza: “La musicoterapia funziona”.
Provare per sbalordirsi.
>> CLICCA QUI se vuoi prenotare il colloquio gratuito
M°Cristian Petenzi
Musicoterapista