Vivaldi e Beethoven… disabili?
Se si parla di Altravoce, è facile che l’argomento cada su musica e disabilità, essendo la mission dell’associazione, ma in questo articolo ciò che voglio fare è mostrare persone disabili che ce l’hanno fatta ad uscire da quella sorta di limbo che viene dedicato loro, proprio grazie al potere delle note. Partiamo dal primo: Antonio Vivaldi.
Vivaldi nacque a Venezia il 4 marzo 1678. Affetto fin da piccolo da una importante forma d’asma, il giovane Antonio fece di tutto per nascondere i suoi malesseri (se ci sono pregiudizi verso persone disabili oggi, figuriamoci nel ‘600… n.d.r.), fino a votarsi a Dio, ordinandosi sacerdote anche per ringraziarlo del talento che riteneva Egli gli avesse donato. Tuttavia, la sua esperienza clericale fu di breve durata, poiché a causa della sua condizione non riusciva a completare una messa intera: fu così che dopo soli quattro anni, il “prete rosso” – così soprannominato per il colore dei suoi capelli – cambiò strada, dedicandosi esclusivamente alla musica. Magari l’asma può non apparire come una disabilità in senso stretto – per lo meno oggi – ma all’epoca, date le scarse condizioni igienico sanitarie, era una limitazione vera e propria a una normale quotidianità.
Dalle sue composizioni non potevano trasparire tutti i suoi problemi di salute, quindi diventò una colonna del periodo musicale barocco italiano: brani come “Le quattro stagioni” o i numerosi concerti per violini, trombe e altri strumenti restano nell’immaginario collettivo come un’eredità importantissima di Antonio verso i posteri.
Un altro tratto importante di Vivaldi è la mentalità che lo ha sempre accompagnato: egli infatti, ragionava da impresario musicale, pagando di tasca propria i musicisti coinvolti nelle esecuzioni, nella speranza che l’opera andasse a buon fine, condividendo successi e insuccessi con tutti i suoi collaboratori, senza elevarsi a un livello superiore, come suggerirebbe la sua fama universale.
Comporre senza sentire
Un altro esempio celebre di musica e disabilità è rappresentato dal compositore tedesco Ludwig van Beethoven (1770/1827). A differenza del violinista veneziano, Beethoven non nasce con deficit, ma negli ultimi anni della sua vita soffre di una malattia che lo priva dell’udito, solitamente il senso fondamentale per il lavoro di musicista. Comincia ad accorgersi di questo problema attorno ai 30 anni, quando afferma di sentire con difficoltà le parole di chi parlasse a bassa voce – e va via via peggiorando – fino ad arrivare alla IX Sinfonia, composta nel 1824 in condizioni di completa sordità.
Tra l’altro, questa non è l’unica infermità fisica che lo affliggeva: negli ultimi anni di vita, infatti, ha lamentato vari problemi addominali e di vista, dovuti a importanti intossicazioni da piombo (che all’epoca non venivano ipotizzate) date dal suo bere in calici di piombo, mettendo della polvere dello stesso metallo nel vino per renderlo più dolce. Il saturnismo potrebbe essere stata la causa della sua morte, dato che come antibatterico veniva usato proprio il piombo, che a grandi quantità può averlo stroncato alla precoce età di cinquantasei anni.
La storia di Beethoven fa riflettere, perché racconta di come un uomo, in un’epoca non felice dal punto di vista dei progressi medici, ha voluto a tutti i costi realizzare la sua vita attraverso le note, superando ogni limite impostogli dalla natura. Questa mentalità è quella che cerchiamo di perseguire ad Altravoce, portando tutti i bambini, ragazzi e adulti che approcciano a questo mondo meraviglioso a sentirsi capaci fin da subito, con l’autostima che migliora sensibilmente dopo un percorso di studio articolato e personalizzato che ha il focus su musica e disabilità.
Disabilità come risorsa
Queste storie di personaggi celebri vanno a sostenere una tesi importante: né Vivaldi, né tantomeno Beethoven si sono arresi al volere della natura che ha voluto loro con dei deficit, ma hanno sfruttato tutto ciò di cui erano in possesso per perseguire il loro sogno e obiettivo nella vita. E questo prima che fossero famosi, quando erano soltanto dei ragazzi con un desiderio:
rendere il mondo migliore e la loro esistenza più bella grazie alla musica.
Se ce l’hanno fatta loro, non vedo perché ognuno di noi non possa farcela, senza lasciarsi abbattere dai problemi, affrontandoli di petto, cercando come sempre la via migliore verso la gioia.
M°Cristian Petenzi
Volontario Altravoce Onlus